Due anni di governo delle destre, due anni di bugie. Di disastri per il Paese. E, in prospettiva, di altri e non meno gravi problemi. In campo economico, sul terreno sociale, in politica estera. Un bilancio catastrofico. Che mette al primo posto l’esigenza di una forte unità delle opposizioni e di una battaglia vincente per rimandare a casa Berlusconi e i suoi, e per liberare l’Italia da quello che diviene, giorno dopo giorno, un incubo sempre piè inquietante. Limitiamoci all’essenziale. L’economia è in dissesto. Mentre le imprese di Berlusconi accumulano profitti, l’industria perde quote di mercato. La Fiat è in agonia. Il lavoro perde diritti e diviene un gigantesco bacino di precarietà. Appena mascherata da statistiche addomesticate, la disoccupazione cresce inarrestabilmente. I salari perdono valore, i prezzi aumentano con l’alibi dell’euro e della siccità. Le casse dello Stato sono vuote e già si profila un nuovo attacco al Tfr e alle pensioni. a il governo non è stato certo con le mani in mano. Tutt’altro. Ha spaccato l’Europa sulla guerra, inchinandosi ai propositi guerrafondai di Bush e Blair (sul capo del quale si addensano cupi sospetti dopo la misteriosa morte di David Kelly, lo scienziato che aveva sbugiardato le menzogne sulle armi di Saddam: ci riflettano i suoi fans dell’Ulivo, che ancora incredibilmente lo additano a modello!). Ha manomesso la procedura penale per salvare Berlusconi dai processi, conferendogli una formale autorizzazione a delinquere. Ha offeso, criminalizzato, minacciato la magistratura indipendente. Ha condonato, sanato, depenalizzato i comportamenti illegali dei ricchi. Ha promulgato una legge razzista contro i migranti. Ha privatizzato e messo in vendita il patrimonio storico e ambientale degli italiani. Ha sfasciato quanto ancora restava della scuola e della sanità pubblica. Ha varato un Dpef di nuovi tagli alla spesa e di nuovi taglieggiamenti “una tantum”. Da ultimo (anzi da penultimo, in vista della revisione bonapartistica della Costituzione), ha cancellato il problema del conflitto di interessi, in modo da sancire il dominio assoluto di Berlusconi su televisioni, giornali, pubblicità. E la fine della libertà di informazione e di dissenso nel nostro paese. Vent’anni dopo, insomma, la P2 (la P2 di Berlusconi, Selva e del redivivo Cicchitto) torna in auge. Una pesante ombra si allunga sul sistema democratico del Paese. Anche quest’ultimo dibattito sulla grazia a Sofri non deve ingannare. Siamo favorevoli alla sua liberazione. Ma pensiamo che si debba avere il coraggio di tirar fuori dalle galere anche quanti scontano condanne smisurate, su cui pesa l’aggravio di pena stabilito dalle leggi speciali varate negli “anni di piombo”. Che cosa avviene invece (complice la timidezza della sinistra, capace solo di far propria la “provocazione” del direttore del Corriere della Sera)? Che la discussione rimbalza dalla proposta della grazia al solo Sofri alla ipotesi – formulata dal ministro Castelli – di un colpo di spugna indiscriminato, a beneficio anche degli stragisti neri. E’ troppo sospettare che non si tratti di una “voce dal sen fuggita”? Che quel che dice il guardasigilli sia ciò che veramente sta a cuore alla destra e a chi essa rappresenta? Questo è il quadro, cupo e avvilente. Ma le cose non stanno ferme. C’è del nuovo, per fortuna, sotto il sole. Le forze dell’opposizione nel Paese e in Parlamento sono in fermento. Sentono che ci si può scrollare di dosso questo governo pessimo e pericoloso. Per questo hanno imboccato la strada della collaborazione, hanno intrapreso la ricerca di una intesa per cacciare Berlusconi. La manifestazione di stasera a piazza Navona contro la legge Gasparri-Mediaset è un primo importante segno di tale volontà. Si deve lavorare ancora molto in questa direzione, ma è un buon inizio. Che salutiamo con soddisfazione e con l’impegno a proseguire fattivamente lungo questa strada, consapevoli che l’apporto che Rifondazione è in grado di dare alla costruzione di una coalizione vincente può essere determinante. Poco meno di due mesi fa, con le amministrative e le regionali, il Paese ha dato un primo avvertimento al governo, che da allora mostra sempre piè evidenti i segni di una crisi verticale di coesione e di credibilità. E’ stato solo l’esordio di un cammino che ci deve vedere uniti, operosi, determinati. E che deve puntare, intanto, alle prossime amministrative del 2004, un test ancor più significativo di quelle dello scorso maggio-giugno. Vincere si può, quindi si deve. Ogni sforzo va fatto per costruire un’opposizione nel Paese e nelle istituzioni, a partire dal prossimo autunno sulla Finanziaria. Un’opposizione che acuisca i profondi contrasti presenti nel governo. E’ attraverso questo percorso – quindi nella lotta concreta – che potremo verificare se ci saranno le condizioni per dar vita a una unità avanzata in grado di battere Berlusconi alle prossime elezioni politiche. Noi ci mettiamo sin d’ora tutto il nostro impegno, a partire, come sempre, dai contenuti: pace, difesa della Costituzione, diritti per il mondo del lavoro. Per tornare a vincere.