Import. La Luxottica del Cavalier Del Vecchio è soltanto la punta dell’iceberg: in realtà sono già centinaia le aziende italiane che “importano” manodopera dall’estero. E non soltanto dai Paesi più poveri ma anche da economie emergenti – come la Polonia, la
Slovacchia e la Croazia – e persino da mercati pregiati come quello tedesco. Cantieri per le grandi opere, cliniche, aziende metalmeccaniche e del legno, sono tante le imprese italiane all’affannosa ricerca di lavoratori che non si trovano nella penisola. Insomma, delocalizzare la manodopera dall’estero verso l’Italia per non intraprendere il percorso contrario con le aziende.
L’esempio più clamoroso riguarda l’edilizia. Le imprese di costruzioni che sono riuscite ad aggiudicarsi gli ambiti appalti per la realizzazione delle future linee ferroviarie ad alta velocità hanno fame i braccia per il propri cantieri. Di carpentieri e di ferraioli in particolare. Non se ne trovano neanche a coprirli d’oro, si lamentano gli imprenditori, e i lavori non possono attendere. Per questo la Cooperativa muratori e braccianti (Cmb) di Carpi, si è rivolta all’agenzia di lavoro interinale Obiettivo lavoro – che ha ormai maturato un’autentica specializzazione nella ricerca di lavoratori all’estero – perché rintracciasse almeno una quarantina di operai, ovunque. Sono stati trovati alla fine della primavera. In Moldova. Grazie alla propria rete l’agenzia sapeva che due gruppi moldavi di muratori stavano rientrando dai cantieri che li avevano reclutati in Germania e in Israele. Ne ha contatti circa duecento, ne ha selezionati una quarantina attraverso colloqui e anche prove pratiche presso la scuola edile di Chisnau, quindi ne ha mandati 32 a studiare un po’ di italiano alla locale scuola Dante Alighieri prima di imbarcarli per Carpi. Una volta in Italia, nuovo corso di lingua e, soprattutto, formazione professionale, finalizzata soprattutto alla sicurezza, visto che i cantieri italiani sono i più pericolosi d’Europa. E adesso quei lavoratori sono all’opera e dispongono di vitto e alloggio (in cantiere) a spese dell’azienda. Tra nove mesi torneranno a casa, ma forse qualcuno di loro vedrà prorogato il suo contratto o addirittura sarà assunto a tempo indeterminato. È già successo. Anzi, addirittura è stata la stessa agenzia di lavoro a decidere di assumere alcuni, considerando la fortissima domanda di muratori. In questo momento, per esempio, Obiettivo lavoro, ha richieste in sospeso per oltre 130 operai edili. Li sta cercando anche nelle regioni dell’Italia meridionale, ma è difficile convincerli a trasferirsi in cantiere per molti mesi.
Ma il mercato internazionale del lavoro riserva altre sorprese. Chi poteva mai immaginato, per esempio, che alcune aziende metalmeccaniche italiane un giorno avrebbero “importato” operai addirittura dalla ricca Germania? Eppure sta accadendo anche questo, in Alto Adige, dove la lingua tedesca è un valore aggiunto e dove i salari (ma anche il costo della vita) sono un po’ più teutonici. In tutta l’area del triveneto – come dimostra il clamoroso caso di Luxottica – è diventato davvero difficile reperire manodopera. Quindi nei settori del legno, del lapideo, della meccanica pesante, della carpenteria guarda oltre i confini nazionali. E grazie a un rapporto di collaborazione con l’ufficio di collocamento tedesco, per esempio, sono saltati fuori operai specializzati della ex Germania est, attualmente disoccupati, che il sistema di welfare di Frau Merkel è ben lieto di scaricare dai propri costi segnalandoli alle agenzie interinali italiane che li ricercano. Alla fine tutti contenti, dunque, anche perché la fama di professionalità dei tedeschi finora ha trovato ampie conferme. Altrettanto quotati e per il momento più disponibili a lasciare la madrepatria, sono gli operai polacchi. Anche loro offrono ottimi livelli di preparazione, che – per esempio – le acciaierie di Cividale del Friuli stanno utilizzando con profitto. A attenderli in Italia, oltre al lavoro, ci sono contratto a termine, busta paga secondo il contratto nazionale di lavoro italiano, permesso di soggiorno temporaneo in deroga ai decreti flussi della legge Bossi-Fini, alloggio con addirittura il frigo già pieno. I datori di lavoro se li coccolano perché hanno un dannato bisogno di loro. E la ricerca continua: in Croazia, in Slovacchia, in Romania.
Un altro settore in cui la richiesta di lavoratori oltrecortina è spesso anche oltreoceano è in netta crescita è quello della sanità. In Italia, pare, servirebbero circa 60.000 infermieri in più. Attenzione non si parla di ausiliarie ma di infermiere strumentiste, cioè quelle in grado di lavorare in una sala operatoria, o più in generale di muoversi con competenza in un reparto d’ospedale. In questo momento, tra Asl, ospedali universitari e cliniche private, sono almeno 600 quelli già sotto contratto. Il percorso di reclutamento è grosso modo lo stesso, con qualche complicazione e cautela in più in virtù della delicatezza della mansioni che queste persone, partite dal Paraguay o dalla Slovacchia, dal Perù o dalla Romania, devono poi ricoprire. Oltre alla formazione linguistica e a quella specialistica professionale, una garanzia importante è quella della cosiddetta “tracciabilità” dell’infermiere, cioè la possibilità di ricostruire in tutte le fasi la sua storia professionale, al di qua e al di là dell’Atlantico o delle Alpi. Un boom di richieste sembra arrivare dall’Emilia Romagna, dove entro fine anno saranno almeno un centinaio le infermiere e gli infermieri che si rivolgeranno a medici e pazienti in un italiano colorato da un accento straniero.