“L’Italia ha il primato in Europa per le morti sul lavoro che, stando a un rapporto del Censis, sono il doppio rispetto agli omicidi”. Già solamente questa affermazione la dice lunga sull’utilizzo dei trentamila militari annunciati dal capo del governo, visto e considerato che con l’esercito in piazza non si intercettano né si impediscono stupri e stragi.
Con un occhio al puntatore numerico dal titolo “la guerra del lavoro”, visibile sul sito dell’Associazione Articolo 21, possiamo rilevare i dati degli omicidi sul lavoro ad oggi 26 gennaio 2009: dall’inizio dell’anno ad ora, per lavoro, ci sono 73 morti, 73646 infortuni e 1841 invalidi.
Sarà agghiacciante, ma invito a farlo, chiunque tornerà sullo stesso puntatore dopo qualche giorno troverà i numeri sempre aumentati.
La precarietà ed il lavoro nero, che con l’accordo sottoscritto pochi giorni fa da CISL, UIL e UGL potranno solamente peggiorare, sono tra le cause principali di questa guerra del lavoro che uccide; che fa dell’Italia un Paese davvero incivile; che, per il primato del profitto e della produttività ad ogni costo, mette in conto anche il sacrificio di vite umane. Restituire diritti al mondo del lavoro significa restituire diritto alla vita.
Mi permetto di suggerire una lettura del seguente articolo di Liberazione, per il dettaglio interessante di queste informazioni e per trovarvi ulteriori conferme della necessità non più rimandabile di uno sciopero generale sul tema.
Daniela Cortese (RSU/RLS)