Oggi Roma è straniera

Il treno da Palermo è partito ieri sera alle otto. Posti esauriti, nei vagoni prenotati per la manifestazione di oggi a Roma per i diritti e la libertà degli immigrati. «Ora passeremo per le altre città della Sicilia – racconta Alessandra Sciurba del Laboratorio Zeta – sono in tanti a voler essere oggi a Roma, è una giornata importantissima. Per tutto quello che è accaduto quest’anno, che è stato peggiore degli anni passati, per ricordare a chi si candida a governare che sulla chiusura dei centri di permanenza temporanea non abbiamo intenzione di scendere a compromessi: vanno chiusi, senza se e senza ma». Stamattina si scaldano i motori di pullman e si riempiono treni per arrivare nella capitale. L’appuntamento è a piazza Esedra alle 14. Diversi immigrati si sono fermati per partecipare alla manifestazione dopo lo sciopero dei metalmeccanici di ieri. «Qualcuno dei nostri li troveremo già a Roma – dice Maurizio Ricciardi del Tavolo migranti di Vicenza – da qui parte un pullman, ma dovremo trovare un modo per portare anche altra gente, sono in tanto quelli che vogliono partecipare». E questo nonostante la manifestazione sia sostanzialmente autorganizzata dalle realtà di movimento che si battono al fianco degli immigrati, se si fa eccezione per la presenza del sindacalismo di base, della Fiom, di Verdi, Rifondazione e Pdci, dell’appoggio dell’Arci e dell’adesione di diverse Camere del Lavoro. Ma oggi in piazza con gli immigrati ci saranno anche gli studenti mobilitati contro la legge Moratti, che hanno individuato in questa manifestazione un appuntamento importante. Mentre le adesioni continuano ad arrivare. Ieri circa sessanta rappresentanti del mondo della cultura hanno firmato un appello che invita tutti alla partecipazione, perché i «quotidiani episodi di intolleranza, di discriminazione, di sfruttamento nei confronti delle e dei migranti costituiscono una grave emergenza per la democrazia, la convivenza, i diritti – si legge nell’appello – il mondo della cultura, della ricerca, della formazione non può rimanere in silenzio»