Oggi al Cairo Abu Mazen e Mashaal

In un clima di grande segretezza oggi al Cairo dovrebbero incontrarsi il presidente palestinese Abu Mazen e la guida suprema di Hamas Khaled Mashaal con l’intento di trovare una via d’uscita all’impasse politico provocato dalla larga vittoria elettorale del movimento islamico alle legislative di una settimana fa. Nella capitale egiziana oggi sarà presente anche il ministro degli esteri israeliano Tzipi Livni. Il tema principale dell’incontro tra Abu Mazen e Mashaal, sarà il minacciato taglio dei finanziamenti internazionali all’Anp. Ieri il responsabile della politica estera dell’Ue, Javier Solana, ha nuovamente ammonito che «se Hamas non avrà rimodulato il proprio programma, sarà molto difficile per l’Unione europea poter continuare a finanziare l’Anp». Parole più morbide di quelle usate negli ultimi giorni dagli Stati Uniti ma che fanno ugualmente prevedere un futuro nero per la popolazione di Cisgiordania e Gaza. La resa dei conti in Al-Fatah intanto prosegue anche se si sono placate le proteste dei militanti di base contro i vertici del partito accusati di aver causato la sconfitta del 25 gennaio. Il Congresso di Al-Fatah dovrebbe tenersi a marzo in Cisgiordania e si stanno intensificando le manovre degli «uomini forti» rimasti senza potere dopo il crollo elettorale. Secondo indiscrezioni che circolano con insistenza, il potente ex ministro Mohammed Dahlan insisterà per ottenere l’esclusione dal Comitato centrale del premier uscente Abu Ala, del vice premier Nabil Shaath e del Segretario generale del partito Faruk Qaddumi e imporrà la nomina a leader di Al-Fatah di Marwan Barghuti. Dahlan svolgerebbe il ruolo di «numero due» e, di fatto, di capo del partito visto che Barghuti è in carcere in Israele. Il consigliere per la sicurezza nazionale Jibril Rajub, bocciato clamorosamente dalle urne, occuperebbe la terza poltrona più importante. Ad Abu Mazen verrebbe lasciata la presidenza dell’Anp fino al termine del mandato.Dalla scena europea la crisi palestinese ora arriva sui tavoli della diplomazia mediorientale. L’atteggiamento arabo sarà di collaborazione con il nuovo esecutivo palestinese anche se buona parte dei leader arabi si sono guardati dal complimentarsi con Hamas per il successo della scorsa settimana. La Siria ieri ha annunciato che solleverà la questione di un aumento degli aiuti all’Anp al vertice arabo in programma per la fine di marzo a Khartoum, in modo da aggirare il taglio dei fondi internazionali a Cisgiordania e Gaza. Re Abdullah di Giordania – che ieri ha incontrato Abu Mazen ad Amman – assieme all’Arabia saudita ha esortato Hamas a moderare il suo programma ma, allo stesso tempo, ha riconosciuto la vittoria del movimento islamico. Il ruolo principale tuttavia prova a ritagliarselo l’Egitto che ha inviato il suo capo dell’intelligence, Omar Suleiman, a Damasco per incontrarvi alcuni leader di Hamas e fare con loro il punto della situazione. L’incontro di oggi tra Abu Mazen e Mashaal, potrebbe servire anche a definire una funzione del Cairo come «terza parte» mediatrice. Hamas da parte sua continua a ridimensionare le conseguenze di un’interruzione del flusso di fondi internazionali e ieri il portavoce Sami Abu Zuhri ha ricordato «abbiamo dietro di noi tutto il nostro popolo, il mondo arabo e la nazione islamica». Sulla stampa palestinese ieri sono apparse informazioni relative a fughe di capitali dai Territori occupati e alla partenza di uomini d’affari preoccupati non solo dalla instabilità seguita al voto ma anche dalla possibilità di indagini ordinate da Hamas su irregolarità amministrative e appropriazione di denaro pubblico. Nel nuovo governo dell’Anp in ogni caso gli esponenti di Hamas dovrebbero occupare solo sette incarichi ministeriali, secondo il quotidiano al-Ayyam di Ramallah. I leader islamici daranno la preferenza a quei ministeri che «consentono uno stretto contatto con le masse palestinesi», e tra i ministri ci saranno anche due esponenti di Hamas in esilio. La carica di presidente del parlamento potrebbe essere affidata a Hassan Kreishe e quella di ministro degli esteri all’indipendente Ziad Abu Amro. Intanto sulla scena dei Territori occupati ieri sono tornati i commando dell’esercito israeliano che hanno ucciso ad Arrabe (Jenin) due militanti del Jihad islami tra cui Nidal Abu Saada, presunto capo dell’organizzazione in Cisgiordania.