Occupazione silenziosa

Traduzione di l’Ernesto online

Siglato, nell’indifferenza dell’apparato mediatico al servizio dell’imperialismo, un “accordo di sicurezza” con il Costa Rica (i cui dirigenti fanno parte dell’Internazionale Socialista), che sancisce l’occupazione militare statunitense del paese centro-americano.

Un anno dopo il colpo di Stato in Honduras, gli Stati Uniti proseguono nella corsa sfrenata alla militarizzazione del continente americano. L’ultimo episodio è l’occupazione silenziosa del Costa Rica. I fatti: con l’appoggio della presidente del Costa Rica, Laura Chinchilla, il parlamento del paese centro-americano ha approvato “un accordo di sicurezza” con gli USA che prevede l’ingresso nel suo territorio di settemila soldati nordamericani che si faranno accompagnare da circa 50 imbarcazioni di guerra, compresa una portaerei, e da più di duecento elicotteri e aerei da combattimento. Il pretesto per lo spiegamento di questo impressionante apparato bellico è come minimo risibile: la lotta contro il narcotraffico. Tanto più quando si sa che gli Stati Uniti sono il maggiore consumatore mondiale di droga e che la Colombia e il Perù, paesi che gravitano nell’orbita statunitense, sono i due maggiori produttori mondiali di cocaina.

Il caso è molto serio. Dopo la riattivazione della IV Flotta per l’America Latina, ai tempi di Bush, e la deposizione del presidente Zelaya, già con Obama, gli USA hanno installato altre sette basi militari in Colombia, hanno recuperato la presenza strategica a Panama – uno dei risultati immediati dell’elezione presidenziale di Martinelli nel 2009 -, hanno invaso la poverissima e devastata Haiti e hanno ampliato la presenza militare nello stesso Honduras, dove, sotto una facciata democratica risultante da elezioni fraudolente, continua la campagna di violenza e assassini del potere golpista.

La letterale occupazione della Costa Rica – senza diritto di notizia nel “grande spazio mediatico” – è particolarmente scandalosa, dal momento che la Costituzione ancora vigente a San José proibisce la presenza di forze armate sul suo territorio, fin dal 1948, e proclama il paese come zona di pace. E’ certo che politici come il precedente presidente, Oscar Arias – l’eterno mediatore dell’imperialismo – non hanno risparmiato gli sforzi per servire al meglio gli interessi degli Stati Unii nella zona del loro “cortile di casa”. E’ stato sotto il suo mandato, e nonostante il forte ripudio popolare, che il Costa Rica ha sottoscritto un Trattato di Libero Commercio con gli USA. E’ nella sua scia che Chinchilla, nel cui curriculum risalta il fatto di avere lavorato per agenzie legate alla CIA, come USAID, e che, esattamente come Arias fa parte dell’Internazionale Socialista, patteggia ora per trasformare il Costa Rica in una ruota di scorta dell’imperialismo.

Ci troviamo di fronte ad un altro rilevante segnale della controffensiva degli USA in America Latina. Il cui raggio d’azione non è circoscritto all’ostinazione nel creare una zona tampone in America Centrale e alla minaccia diretta ai governi del FSLN e del FMLN in Nicaragua e in El Salvador. Ciò che preoccupa maggiormente è che il Pentagono cerca di concentrare il fuoco sui processi di resistenza, accumulazione di forza ed anche di trasformazione che si sviluppano nell’intera America Latina.

Obama prosegue anche il blocco contro Cuba e intensifica la cospirazione contro il Venezuela e i restanti paesi di ALBA, nello stesso momento in cui appoggia i piani della grande borghesia, come dimostrano i casi del Brasile e dell’Argentina. Rovesciare e sconfiggere le singolari esperienze di trasformazione rivoluzionaria e disarticolare i diversi spazi di integrazione latinoamericana, è la condizione essenziale per la ricolonizzazione imperialista del sub-continente.

L’irrefrenabile ambizione all’egemonia assoluta obbliga l’economia più indebitata e parassitaria del mondo a canalizzare somme astronomiche per la guerra. In base alla dottrina dell’Attacco Immediato Globale, portaerei e forze navali della superpotenza imperialista solcano i mari del mondo, dalle acque del Golfo Persico e delle coste iraniane fino a quelle che bagnano la Cina.

In piena crisi del capitalismo, crescono esponenzialmente i pericoli dell’imperialismo e la macchina bellica degli Stati Uniti provoca nuovi focolai di tensione e di guerra. E’ urgente esigere improrogabili ed effettive risposte in difesa della vita e della Pace.