Obama si fa scudo? Praga no

La notizia sembra contraddire l’auspicio dell’editoriale del Financial Times: «Con l’avvento di Obama c’è la possibilità di rivedere la decisione di Bush sull’installazione a Est dello Scudo antimissile». Ieri il presidente polacco Lech Kaczynski ha riferito della telefonata ricevuta dal neo-eletto presidente americano, nella quale Obama, oltre che «sottolineare l’importanza della partnership strategica tra Polonia e Stati uniti», avrebbe confermato l’intenzione di mantenere inalterato il piano di installare dieci missili intercettori in Polonia e il mega-radar Usa nella Repubblica ceca. Sarebbe una risposta durissima alla minaccia del presidente russo Medvedev che ha annunciato venerdì la possibilità d’installare, come ritorsione, i missili Iskander nell’enclave di Kaliningrad (quasi dentro la Germania e a 500km da Varsavia).
Gli Stati Uniti, dopo la minaccia di Medvedev, hanno offerto alla Russia un «compromesso»: la disponibilità del Pentagono ad autorizzare ai militari russi l’accesso a elementi della componente europea dello Scudo. E la Russia ha reagito rispondendo che non metterà in campo gli Iskander solo se la nuova amministrazione di Washington rinuncerà al progetto. Da Varsavia sembrano dire che «Obama non rinuncia» e, per ora, Washington non smentisce né conferma. Ecco dunque che torna di stretta e drammatica attualità il progetto di scudo antimissile voluto da Bush, che ha diviso la Nato stessa, e che prevede l’installazione di 10 rampe di missili intercettori in Polonia e un megaradar militare Usa a settanta chilometri da Praga. E che ha visto la protesta di massa delle popolazioni locali, in particolare quelle delle Repubblica ceca. «Qual è il giudizio del movimento contro lo Scudo, all’annuncio di Varsavia che mostra un Obama che conferma il sistema missilistico di Bush?», chiediamo a Petr Uhl, già portavoce di Charta 77 e ora esponente del movimento contro lo Scudo: «Io sono un grande ammiratore di Obama – ci risponde – e penso che la sua vittoria sia davvero una svolta storica. ma voglio capire bene se è vero quello che dichiara l’incredibile Lech Kaczynski. Perché di una cosa sono convitno: Obama non è un cow-boy come George W. Bush, non può non tenere conto del fatto che più del 70% dei cittadini cechi è fortemente contraria all’installazione del sistema Radar antimissile sul territorio della Repubblica ceca. Noi ci felicitiamo con la sua elezione ma chiedendogli di rinunciare al pericoloso progetto». È stata quella dei dei cittadini cechi una protesta che – insieme alla pesante crisi economica che vede l’annuncio di decine di migliaia di licenziamenti nella grande industria, a partire dalla Skoda – ha influito anche sul risultato delle ultime elezioni di metà e fine ottobre, amministrative e per un terzo del senato. Che hanno visto la sconfitta della destra del partito Ods (Civici democratici) al governo e la vittoria netta del Cssd (i socialdemocratici) che con il 35,85% si sono assicurati il governo di tutte e 13 le regioni e hanno conquistato seggi decisivi per il rinnovo del senato. Dati che rimettono in discussione la possibilità che l’euroscettico Ods (con il presidente Vlacav Klaus che non espone la bandiera dell’Ue) possa ridiscutere, come promesso, la ratifica del Trattato di Lisbona – la Repubblica ceca da gennaio è presidente di turno dell’Unione europea. «Il governo Topolanek è inaccettabile durante la presidenza ceca dell’Ue» ha dichiarato Jiri Paroubek leader dei socialdemocratici e il Partito comunista (Kscm) che ha avuto ben il 15% dei consensi, ha chiesto le dimissioni del premier. Fatto ancora più dirompente, non avendo più la maggioranza assoluta necessaria, il governo di destra non può più ratificare il Trattato con gli Usa sullo Scudo antimissile firmato a Praga in luglio dal premier Mirek Topolanek e dal segretario di stato Usa Condoleezza Rice. Di questo come della notizia su «Obama favorevole allo Scudo» che viene da Varsavia, parliamo con Jan Tamas, portavoce del movimento contro lo Scudo, Ne Zakladne, che da due anni promuove la protesta dei cittadini.
Ora che accadrà? Aspettate che Obama venga a Praga a spiegare quello che vuole fare davvero? In questi giorni il quotidiano filoccidentale e filogovernativo «Mlada Fronta Dnes» che appoggia da sempre lo Scudo americano, dice che ora, con Obama, i cittadini cechi saranno «ben disposti verso lo scudo visto finora solo come uno strumento di Bush»?
È falso, i cechi al 71% dicono sempre no. Henry Obering, che è il capo dell’agenzia americana per la difesa missilistica, è andato a Varsavia in questi giorni ed è venuto anche a Praga, e dice esattamente che lui vuole insistere perché le rampe di 10 missili intercettori in Polonia e il radar presso Praga siano operativi nei primi mesi del 2012. Ora il movimento che è contro lo Scudo di Bush aspetta chiarezza da Obama. È una delle nostre speranze, mentre Bush, che sarà presidente per altri due mesi e mezzo, continua a credere che una possibile mediazione sia la concessione alla Russia delle ispezioni: Petr Uhl, ex portavoce di Charta 77, ha più volte ricordato che così gli Stati uniti, senza memoria della Primavera ’68, ci riportano in casa i generali russi non proprio popolari a Praga. Per dire la verità, io personalmente non ho grande grandi speranze su Obama, perché so che dietro questi piani ci sono gli interessi del complesso militare-industriale americano ed europeo. Non mi aspetto cambiamenti repentini dall’America, e le dichiarazioni del presidente polacco – tutte da verificare – sembrano darmi ragione. Noi sicuramente continuiamo la nostra lotta facendo pressione sui nostri politici, qui nella Repubblica ceca. L’importante è che si conferma il no dell’opinione pubblica e dei cittadini cechi contro lo scudo. Per questo domani, lunedì 10 novembre, organizzeremo un incontro con i sindaci della regione dei monti Brdy dove dovrebbe essere installato il Radar del sistema antimissili e una conferenza all’interno del parlamento ceco, alla quale parteciperà anche l’europarlamentare Giulietto Chiesa. È importante per noi far sentire una voce dell’Europa. La Repubblica ceca, comunque andrà, assumerà a gennaio la presidenza dell’Unione europea.
Quanto ha influito sul risultato delle elezioni la questione dello scudo e come ha reagito il governo di destra?
Questo governo ha assolutamente ignorato la volontà della popolazione di questo paese dove risulta dagli ultimi sondaggi di fine ottobre che due cittadini su tre continuano ad essere contrari. Per più di due anni hanno cercato di firmare questo accordo con gli Stati uniti sulla base militare americana Radar, sapendo che la maggioranza della popolazione ceca era ed è contro e chiede un referendum popolare. Si è anche radicato un vasto movimento di decine e decine di comuni che, nell’area dei monti Brdy dove dovrebbere essere installato il radar, hanno già espresso il loro referendum dicendo no. Queste di ottobre sono state le prime elezioni dopo la nascita di questo grande movimento contro il Radar e i cittadini cechi hanno mandato un segnale al governo dicendo: non ci piace che voi andate avanti con questo progetto sapendo che non lo vogliamo. La maggior parte della popolazione ha votato per un cambio, per questo hanno scelto i partiti della sinistra, i socialdemocratici e i comunisti. Tra gli altri risultati importanti, c’è stata l’elezione a senatore di Jiri Dienstbir, già ministro degli esteri della Rivoluzione di velluto, un uomo della Primavera ’68, contrario allo Scudo Usa e alla guerra «umanitaria» della Nato del 1999. Inoltre la destra ha perso il controllo di tutte le tredici regioni. Ricordo che molti deputati socialdemocratici fanno parte del movimento e nel 2007 sono perfino andati in delegazione negli Usa per coinvolgere contro lo Scudo la solidale presidente del Congresso, Nancy Pelosi. Va ricordato che alla primaconvocazione del Senato, ancora quello non rinnovato, la Destra Ods ha tentato una forzatura, mettendo all’ordine del giorno l’approvazione dello Scudo. Un colpo di mano che, anche per la nostra iniziativa, non è passato. Tutto è stato rimandato a dopo il 20 gennaio. Non a caso subito dopo l’insediamento di Obama.