Nuovo no di Maroni alla Fiat, mille posti a rischio

LINEA DURA PER LA FIAT il governo non vuole deroghe alla riforma previdenziale né la mobilità allungata a 10 anni e per «gestire» gli esuberi contati dal Lingotto propone altri quattro anni di cassa integrazione straordinaria. «È l’anticamera del licenziamento»
denunciano i sindacati che hanno appreso la notizia ieri alla fine della riunione per il contratto dei metalmeccanici. A riferirla il responsabile per le relazioni industriali del gruppo automobilistico Paolo Rebaudengo. A confermarla, in serata, il ministro Roberto Maroni: «Mi rifiuto di staccare assegni» è la posizione del titolare del Welfare che indica negli strumenti previsti dalla legge 30 l’unica via da percorrere. Per Fiat, insomma, l’era dell’intervento pubblico tout-court è finita.
Il ministro ne ha già parlato con il premier Silvio Berlusconi e ha escluso che la questione possa essere discussa oggi dal consiglio dei ministri, «non c’è alcuna necessità di prendere provvedimenti per decreto – argomenta -. C’è tempo per trovare una soluzione adeguata e coerente con le riforme fatte dal governo nel mercato del lavoro». In realtà di tempo non ce n’è così tanto visto che qualsiasi soluzione si prospetti dovrà prendere la forma di un emendamento al decreto «milleproroghe» in sede di conversione. Ed è anche questo ad alimentare la preoccupazione dei sindacati che ieri si sono detti delusi e allarmati per l’esito del tavolo tecnico che il Welfare ha tenuto con l’azienda. «Se c’è la necessità di mettere soldi pubblici, allora mettiamoli per finanziare strumenti per il ricollocamento invece che per il prepensionamento» spiega Maroni, il quale ha anche annunciato un nuovo incontro con l’azienda ai primi di gennaio.
La sua ricetta è fatta di «una serie di interventi con il coinvolgimento delle regioni (perché la formazione è compito loro), delle province (che si occupano del collocamento), delle agenzie private, cioè di tutti gli attori delle nuove politiche attive previste dalla legge Biagi». L’azienda, riferisce il ministro, sarebbe disponibile a discuterne.
La Borsa lavoro, i servizi per l’impiego pubblici e privati, i contratti a progetto, quelli a termine, la formazione permanente. Questi gli strumenti da usare insieme alla cigs per due anni prorogabile per altri due.
Per i sindacati la cassa integrazione straordinaria non è una soluzione. «Non c’è nulla di innovativo nella cigs per quattro anni. Scaduto questo periodo il lavoratore verrebbe comunque licenziato – commenta per la Fim Bruno Vitali -. Siamo nettamente contrari e siamo molto preoccupati perché la Fiat ci ha detto che si riserverà di prendere una decisione, il che vuol dire o la cigs o la mobilità corta che è un’anticamera del licenziamento». «Il ministro continua a dirci di no sulla mobilità in base alle cose che avevamo chiesto sulla delega previdenziale e ci rimanda a strumenti che non risolvono il problema», aggiunge per la Uilm Eros Panicali. La Fiom spiega che tutto dovrà essere deciso entro il 9 o il 10 gennaio al massimo per via della conversione del «milleproroghe». «Siamo in una soluzione drammatica – afferma Lello Raffo -. Il governo non sa cosa sta facendo. Ci propone solo quattro anni di cigs senza nessuna garanzia per i lavoratori a rischio». Che sono circa mille.