Gli afghani sono profondamente divisi sul progetto di riesumare un corpo di polizia religiosa che per alcuni si richiama ai tempi del violento governo dei Taleban e per altri è esattamente quel che la recalcritrante società afghana richiede.
Durante il regime dei Taleban, la polizia religiosa pattugliava le strada e puniva le donne che osavano andare senza il burka lungo fino ai piedi e gli uomini che si tagliavano la barba o erano sorpresi ad ascoltare musica.
Quel corpo, conosciuto ufficialmente come Dipartimento per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio, è stato sciolto dopo che i Taleban sono stati cacciati dal potere nel 2001.
Il presidente Hamid Karzai ha detto di non avere obiezioni alla proposta, avanzata da un consiglio di religiosi nominato dal governo, per riesumare quel Dipartimento.
La proposta dovrebbe arrivare presto in parlamento, dove le opinioni sono profondamente divise. «Rispetto il nome di Promozione della virtà e prevenzione del vizio perché è presa dal Corano ma mi oppongo alla creazione del Dipartimento perché mi ricorda i tempi della violenza taleban – dice la combattiva deputata Shukaria Barakzai -. In parlamento mi pronuncerò contro la proposta e voterò certamente no».
«L’Afghanistan è un paese islamico, la nostra è una costituzione islamica, non si può concepire nessuna legge che sia contraria all’Islam. Quindi non c’è bisogno di una tale polizia», afferma Mir Ahmad Joyenda, un deputato di Kabul.
Ma il deputato conservatore Qari Rahmatullah obietta che è preciso dovere di uno Stato islamico dotarsi di un simile corpo di polizia «per spingere la gente verso il bene e dissuaderla dal male». Tuttavia aggiunge che il nuovo Dipartimento non dovrebbe essere così rigoroso come quello dei Taleban, di cui critica i metodi brutali.
Sotto i Taleban la polizia religiosa s’incaricava di reprimere anche tutta una serie di crimini sociali quali il furto, la corruzione, la prostituzione e castigava quelli che vendevano e consumavano alcolici.
«Quando ho sentito di questa proposta alla radio, mi sono ricordato subito dei tempi dei Taleban. Tempi bruttissimi», dice Gul Ahmad, un disoccupato quarantenne di Kabul. Ma Zabihullah, un venticinquenne commerciante di cellulari, dice invece che lui è d’accordo con il ripristino del Dipartimento: «Sono d’accordo. Io sono uno che beve. Se il Dipartimento chiuderà gli esercizi che vendono alcolici, mi sarà impossibile trovarli».
L’appoggio di Karzai al progetto sembra essere parte dei suoi sforzi per tenere insieme tutta la gamma delle opinioni sociali e del tentativo di allentare le critiche che l’accusano di essere troppo pesantemente orientato verso l’Occidente. La proposta però è stata duramente criticata fuori dall’Afghanistan. «Il governo degli Stati uniti dovrebbe manifestare con chiarezza al governo afghano la sua ferma opposizione a quella proposta», dice Felice Gaer, presidente della Commissione Usa per la libertà religiosa internazionale.
* Reuters