«Non sono né un terrorista né un guerrigliero»

Voci di riunione famigliare in sottofondo, Mohammed Daki si trova nella sua casa di Casablanca e non la smette di ringraziare tutti: il popolo italiano, il popolo marocchino, il suo avvocato italiano Vainer Burani. E persino il ministro dell’interno Giuspeppe Pisanu «perché io rispetto tutti, rispetto il ministro Pisanu. Pure se ha fatto una cosa non giusta»

Cioè espellerla dall’Italia

Esatto, mi ha mandato via anche se io sono innocente. Lo hanno detto i giudici italiani e adesso anche il giudice marocchino

Il ministro sostiene di avere forti indizi della sua pericolosità. Davvero non si aspettava un’espulsione?

No, non me lo aspettavo, io dormivo alla Caritas e aspettavo le motivazioni della sentenza di assoluzione. Così mi avevano detto

E allora perché, secondo lei, il ministro ha preso questa decisione?

Non lo so. Forse per le cose che ho detto su Dambruoso?

Lei conferma?

Sì, certo. Ho raccontato che il 6 e il 7 ottobre del 2003, di mattina, mi hanno portato dal carcere di Como fino al tribunale di Milano. Lì siamo salito fini al sesto piano dove ci sono gli uffici dei giudici e c’è anche l’antimafia. E mi hanno interrogato nell’ufficio di Dambruoso.

Chi l’ha interrogata?

Delle persone americane. Erano otto la prima volta, e c’erano due donne. Il giorno dopo, il 7 ottobre, solo due uomini, uno più alto e uno più basso

Non le hanno detto chi fossero?

No, ma io ho pensato che fossero dell’Fbi

Le hanno mostrato dei tesserini?

No

Sarebbe in grado di riconoscerli?

Sì certo, se mi fanno vedere le foto sì. Me li ricordo bene

Ha chiesto la presenza del suo avvocato?

Sì l’ho chiesto, ma Dambruoso ha detto che non era possibile quel giorno

E qualcuno l’ha minacciata?

Prima di iniziare con le domande gli americani mi hanno detto che se non parlavo mi facevo venti anni a Guantanamo.

E non ci sono verbali.

Non lo so, però c’era un registratore. Lo usava Dambruoso

Sono accuse pesanti contro un magistrato.

Ma è la verità

Se lei non c’entra niente con il terrorismo, come mai tanta attenzione sul suo caso?

E’ per quella storia della Gemania. Io ho vissuto 13 anni in Germania, ad Amburgo e in tante altre città, e loro dicono che ho conosciuto Mohammed Atta perché studiavamo nella stessa università. Ma non è vero. Io ho fatto una scuola tecnica per ingegneri ad Amburgo. Lui ho saputo che studiava all’università di Harburg, che è un centro a circa 20 chilometri da Amburgo. E io non l’ho mai conosciuto.

Dunque non ha conosciuto il kamikaze delle Torri Gemelle, però ha conosciuto Ramzi Binalshibh, che è considerato il pianificatore di quell’attentato

Sì è vero. L’ho conosciuto alla moschea di Amburgo, l’ho visto due volte nel `97. Gli serviva il domicilio, e io l’ho aiutato ma non sapevo chi fosse, funziona così tra stranieri è la nostra tradizione.

E poi ha anche ospitato nella sua casa di Reggio Emilia il somalo Cabdullaah Maxamed Ciise, considerato un affiliato di al Quaeda

Sì è vero, degli amici mi hanno chiesto di ospitarlo in Italia e io ho detto “non c’è problema”. Lui è stato solo due giorni, è arrivato a casa mia il 31 marzo 2003. Ma quando mi ha detto di prestargli il mio passaporto io ho detto no

Dunque lei non è un terrorista

Odio il terrorismo e non ho mai fatto male a nessuno

E non ha mai svolto un ruolo politico in qualche gruppo?

No, io non sono un politico. Anche se mi sento più vicino alla sinistra perché difende i diritti degli stranieri. E poi ho fatto delle manifestazioni in Germania con il partito di Schroeder e quando c’era ancora Lafontaine. Per i diritti degli stranieri e per chiedere lavoro

Cosa è successo quando è arrivato a Casablanca, si temeva che lei fosse sparito

Mi aspettavano tre agenti marocchini, mi hanno portato in un posto che non conosco e mi hanno interrogato per tre giorni, due volte al giorno. Ma mi hanno trattato bene. Poi il quarto giorno sono andato di fronte a un giudice, e mi ha assolto. Cosa che mi rende molto felice

Cosa vorrebbe dire a Pianu?

Che sta sbagliando su di me. Io non sono né un terrorista, né un guerrigliero. Sono una persona normale. E ora voglio tornare in Italia, avere finalmente i miei documenti e rifarmi una vita. Ho già pagato troppo.