Vi è un grande tema ignorato, anche in questi ultimi giorni di campagna elettorale, dalla politica e nel dibattito pubblico. Un tema decisivo, eclatante, di portata macroscopica. Eppure la stragrande maggioranza delle forze politiche non se ne occupa o, nella migliore delle ipotesi, non ha la forza e il coraggio di imporlo all’attenzione del Paese.
È il tema della crescita intollerabile delle ineguaglianze, che noi invece riteniamo essere la vera questione politica, sociale e morale dei nostri giorni.
A partire da due spunti, una serie di considerazioni.
Il primo: nel 2005, come appare dal consuntivo della Guardia di Finanza da poco presentato, è pressoché raddoppiata l’evasione fiscale scoperta. 19,4 miliardi di euro di imponibili sottratti al fisco rispetto ai 10,5 del 2004. Quella reale potrebbe superare i 200 miliardi. In più 4,7 miliardi di Iva evasi nel 2005, a fronte dei 2,8 miliardi dell’anno precedente, con un incremento del 67 per cento.
Il secondo: l’Italia è, nel 2005, il paradiso dei dividendi. Secondo Standard&Poor’s il rendimento medio delle cedole di Piazza Affari in rapporto al valore di mercato è il più alto d’Europa, superando di oltre mezzo punto la media europea (3,65 % contro il 3,04).
Solo a titolo di esempio, il monte dei dividendi di Mediaset per il 2005 è di quasi 510 milioni di euro.
Tutto questo tratteggia la realtà di un paese iniquo, ineguale. Crescono i redditi da capitale, diminuisce il potere d’acquisto delle retribuzioni da lavoro dipendente. Crolla il peso dei redditi da lavoro dipendente sul Pil, aumenta quello del capitale e della rendita.
In questo contesto, che ruolo può giocare la fiscalità?
Il ruolo che delinea Valentino Parlato nell’editoriale di ieri de il manifesto, con semplicità e chiarezza: «La tassazione è lo strumento di una redistribuzione della ricchezza dai ricchi ai poveri».
Insomma: basterebbe recuperare, come chiede anche Massimo Giannini su la Repubblica, quella «einaudiana moralità dell’imposta e la sua consustanzialità a un sistema di protezione sociale, solidale e universale».
Per fare questo, affermare cioè un principio minimo di equità sociale, ci vuole però coraggio. Assistiamo invece ad un dibattito in cui l’Unione, sulla difensiva, fatica a reagire agli attacchi del centro-destra.
L’Unione pare in difficoltà, costretta a difendersi sull’ipotesi di aggravio fiscale di 25 euro sui BoT ed incapace di riportare l’attenzione sul vero fulcro del problema: esiste oggi una disuguaglianza sociale scandalosa, una povertà diffusa e di massa, un’evasione fiscale vergognosa a cui si deve rispondere con un utilizzo redistributivo, equitativo della fiscalità. Le tasse sono uno strumento sacrosanto di equità sociale: è la stessa Costituzione italiana, nel suo articolo 53, a porre a fondamento del sistema fiscale la capacità contributiva ed il principio di progressività.
Il nuovo governo, se sarà di centro-sinistra, dovrà dunque rispettare questo impegno: recuperare l’evasione e l’elusione fiscale e utilizzare il prelievo fiscale, cominciando da quello sulle grandi rendite e sui grandi patrimoni, per riconsegnare ai lavoratori una parte del maltolto.
E, per poterlo fare domani, ci auspichiamo che l’Unione inizi a dirlo oggi.