Non solo Brzezinski: i consiglieri di Obama

Prima parte:
Sorpresa! … Quelli di Obama sono quelli di Clinton

Il candidato democratico alle elezioni presidenziali, il senatore Barack Obama, ha recentemente presentato il suo Senior Working Group sulla Sicurezza Nazionale, che include gli ex consiglieri di Bill Clinton Anthony Lake, Warren Christopher e Madeleine Albright. L’analista di Real News Network, Pepe Escobar, esplora le vere visioni di Barack Obama in materia di politica estera, spiegando che questo gruppo di nomi legati a Clinton ci dice molto sulla vera visione del mondo di Obama.
Sen. Barack Obama: Con questa elezione si prenderà una decisione chiara. John McCain vuole continuare la politica estera di Bush e Cheney. Io voglio girare pagina. Invece di aderire ad una ideologia rigida, voglio tornare alla tradizione pragmatica della politica estera americana, che è stata portata avanti in maniera così abile dalle persone in questa sala, una politica focalizzata ad usare tutti gli elementi del potere americano per proteggere il nostro popolo e avanzare i nostri interessi.

La vera politica estera di Obama

Pepe Escobar: Questo è Barack Obama mentre presenta il suo Senior Working Group sulla sicurezza nazionale. E: sorpresa! I clintoniani sono tornati. Questo è il segreto di Pulcinella della campagna estremamente pragmatica di Obama: quelli di Obama sono gli stessi di Clinton. Bill Clinton e i suoi consiglieri non erano certo dei pacifisti. La decisione di Clinton di bombardare la Serbia ha causato la morte di centinaia di civili. Clinton inoltre decise di sganciare missili cruise contro obiettivi civili in Sudan e in Afghanistan, e ha rafforzato le sanzioni contro l’Iraq che hanno ucciso centinaia di migliaia di civili.
Chiunque si intenda un po’ di Iraq sa che quando Hussein Kamel, sposato ad una delle figlie di Saddam Hussein, scappò in Giordania nel 1995, disse agli ispettori delle Nazioni Unite che Saddam aveva chiuso il programma iracheno di produzione di armi di distruzione di massa. Ma Clinton e i suoi consiglieri continuarono a dire al mondo che Saddam aveva armi di distruzione di massa.
Questo è Clinton, nel dicembre 1998, che seguendo le raccomandazioni unanimi del suo gruppo di sicurezza nazionale, ordinava che gli Stati Uniti attacchino i programmi iracheni di produzione di armi nucleari, chimiche e biologiche e la sua capacità militare di minacciare gli stati confinanti. E badate alle mie parole: lui svilupperà armi di distruzione di massa, le dispiegherà, e le userà. Oggi stiamo agendo perché in futuro sia meno probabile trovarsi di fronte a questi pericoli.
Quello che Clinton e i suoi volevano è quello che alla fine Bush ha ottenuto: il cambio di regime.

Clinton: La maniera migliore per mettere fine a questa minaccia una volta per tutte è con un nuovo governo iracheno. I consiglieri di Clinton erano convinti tanto quanto il loro presidente sul fatto che, se lasciato senza controllo, Saddam Hussein avrebbe usato queste terribili armi di nuovo. Tranne per il fatto che non c’erano armi. Se Obama si fida di alcuni di questi personaggi che hanno consigliato Clinton negli anni Novanta, non farà ciò che sta promettendo nella sua campagna. Questo è Obama in Iowa nel novembre 2007: “non voglio passare il prossimo anno, o i prossimi quattro anni, a combattere nuovamente le stesse battaglie che abbiamo combattuto negli anni Novanta”.
Negli anni Novanta era Bill Clinton a personificare una visione di cambiamento? Non esattamente. Clinton decise di espandere la NATO nell’Europa dell’Est.
Ora vediamo chi sono quelli di Obama, o per meglio dire quelli di Clinton.

Anthony Lake, ex consigliere per la sicurezza nazionale e invitato speciale della Casa Bianca, è attualmente professore alla Georgetown University. Non è un realista come Brzezinski. È stato un grande sostenitore della strategia di contenimento, ma è più vicino all’opzione di usare tutti i mezzi possibili per arrivare alla democrazia. Secondo lui, o democrazia o niente.
Warren Christopher è un ex segretario di stato di Clinton. Definiva la Bosnia, cito le sue parole, un “problema infernale”. In un discorso tenuto alla UCLA nel 2005, ha delineato sommariamente quelli che ora sono i punti chiave della strategia politica estera di Obama. Sull’Iraq Christopher ha detto: “Non penso ci sia stata una spiegazione storica soddisfacente per quello che abbiamo fatto”. Christopher è fermamente favorevole a negoziazioni con l’Iran, e innanzitutto crede in un potere americano morbido: “Dobbiamo usare il nostro ‘potere morbido’, il nostro potere di persuadere, il nostro potere di supportare, di cercare di imporre la nostra reputazione nel mondo”.
“Morbido” non è esattamente la parola che viene in mente quandosi pensa a Madeleine Albright, ex segretaria di stato di Clinton e ambasciatrice alle Nazioni Unite. Fino a qualche giorno fa era consigliera di Hillary Clinton. In un articolo sul numero di settembre/ottobre 2003 di “Foreign Affairs” Albright scriveva: “La NATO dovrebbe essere usata in Afghanistan (dove ha finalmente ottenuto un ruolo, due anni dopo l’11 settembre) e in Iraq, dove il suo ombrello potrebbe aiutare ad alleviare la pressione sulle truppe statunitensi”. Bene, questo è clintonismo di base, la stessa cosa che ha colpito Gorbacëv riguardo la NATO: un’alleanza tra Stati Uniti e Europa occidentale che si espande fino a inglobare mezzo mondo. Per fare cosa? Per proteggere la democrazia. Albright ha avuto la decenza di scusarsi con gli iraniani per le recenti decisioni non democratiche della politica estera statunitense.
Madeleine Albright: Come il presidente Clinton ha detto, gli Stati Uniti devono portare la propria evidente parte di responsabilità per i problemi che sono nati nelle relazioni statunitensi-iraniane.
Ma non ha mai chiesto scusa agli iracheni per quello che ha detto alla CBS News nel maggio 1996. Alla domanda se la morte di mezzo milione di bambini iracheni a causa delle sanzioni imposte da Stati Uniti e Nazioni Unite (più che ad Hiroshima) fosse un prezzo giusto da pagare, Albright disse “Io penso che sia una scelta molto dura, ma credo che il prezzo pagato sia giusto”. Altri nomi nel gruppo di consiglieri di Obama includono un elenco di personaggi con interessi particolari, e anche alcuni di quei consiglieri interni di Washington denunciati vigorosamente da Obama stesso nel corso della sua campagna. Per incontrarli, seguite la seconda parte di questa inchiesta.

Seconda parte:
Possiamo credere nel cambiamento?

Escobar: Continuiamo a conoscere i consiglieri recentemente nominati da Barack Obama. Questi consiglieri di Obama, ma a dire il vero di Clinton, consiglieranno Obama su come gli Stati Uniti dovrebbero rapportarsi col resto del mondo. James Steinberg era consigliere per la sicurezza nazionale di Clinton. Secondo il “Wall Street Journal” è coautore del discorso tenuto da Obama al congresso dell’AIPAC a Washington, discorso che ha fatto infuriare il mondo arabo. In un articolo pubblicato dall'”American Interest”, scritto assieme a Ivo Daalder, Steinberg sembrava John McCain. “L’unilateralismo non è l’unica alternativa al Consiglio di Sicurezza dell’ONU: le organizzazioni regionali e una nuova coalizione di stati democratici offrono modi per legittimare l’uso della forza quando il Consiglio non riesce a far fronte alle proprie responsabilità.”

David Boren è stato definito “mio mentore da una vita” nel 2003 dall’ex capo della CIA George Tenet. Era molto vicino anche all’ex direttore della CIA Robert Gates, nei fatti ha aiutato la nomina di Gates. La CIA presieduta da Gates ha esagerato enormemente il potere militare sovietico, e Gates ha ammesso successivamente che la CIA ha dato miliardi di dollari ai Mujaheddin in Afghanistan. Un contraccolpo era inevitabile: come tutti quanti sappiamo i Mujaheddin successivamente si sono rivoltati contro gli Stati Uniti.
Richard Danzig era segretario della marina, e ha incoraggiato Clinton a investire ricerche sulla guerra biologica a scopo offensivo.
Gregory Craig è un avvocato da superprocessi. Era direttore del dipartimento di stato nell’ufficio di pianificazione di Clinton, e anche coordinatore della politica statunitense sul Tibet.
Lee Hamilton è ex capo del comitato degli affari esteri. Ma soprattutto ha codiretto il comitato di investigazione sul caso Iran-Contras, l’Iraq Study Group e la commissione sull’11 settembre, che per molti americani non ha risposto alle questioni chiave. Hamilton ha la fama di essere un insider molto importante, un Saggio di Washington, ma non aspettatevi che renda noto nulla di controverso per l’amministrazione.
Tim Romer era membro della commissione sull’11 settembre e ha votato a favore dell’invasione dell’Iraq di Bush.
Eric Holder è stato nominato da Ronald Reagan giudice associato dello stato di Washington, e nel 1997 Clinton lo nominò vice ministro della giustizia.
E poi c’è l’ex senatore Sam Nunn, ex capo del potente comitato senatoriale sulle armi. Si dice possa essere un possibile compagno di corsa di Obama. Nunn è impegnato sul fronte della minaccia nucleare [iraniana], descrivendo con preoccupazione lo scenario più drammatico: terroristi dotati di armi nucleari acquistate sul mercato nero. Ma riguardo all’Iran sembra piuttosto disinformato. Ecco quello che ha detto durante un’intervista con Charlie Rose nel giugno 2007:
Nunn: Gli iraniani, da quello che leggo, e non dispongo di informazioni secretate al proposito, pensiamo siano a due o tre anni dall’avere la capacità di produrre abbastanza materiale nucleare per costruire una bomba atomica.
D’altra parte Nunn ha delineato quella che ora sembra la politica di Obama sull’Iran: diplomazia, e non la possiblità di usare ogni opzione disponibile, come dice Bush.
Nunn: Perché non l’abbiamo fatto, mi chiedono. Perché non abbiamo voglia di parlare all’Iran sul problema nucleare? Non capisco nemmeno questo […] Questo è quello che faremo con gli iraniani: gli parleremo direttamente. Risolverà il problema? Ne dubito. Se hanno un programma che va avanti dai tempi dello Scià e hanno parlato di questo con i russi, ed è per quello che i russi sono rigidi sull’Iran, vi diranno “Perché non siete stati rigidi con lo Scià quando c’era, e avete cooperato con gli iraniani in quel programma nucleare?”

William Perry era segretario della difesa di Clinton, e ha ristrutturato l’industria della difesa statunitense. Ha lavorato come consigliere della Martin Marietta prima di Clinton. La Lockheed Martin, la più grande industria di armi statunitense, è stata creata tramite una fusione pochi mesi dopo che Perry cominciasse a ricostruzione, e la Martin Marietta diventò parte della Lockheed Martin. Perry è andato in pensione nel 1998, ed è entrato nel consiglio d’amministrazione della Boeing, nonché nel Carlyle Group, con base in Arabia Saudita, i cui partner comprendono alcuni notissimi petrolieri, come George Bush senior e James Baker. L’interesse di Perry per la Corea del Nord offre uno squarcio interessante su come la “diplomazia coercitiva” di Obama funzionerebbe con l’Iran. Questo è quello che Perry ha detto nel corso di un’intervista con “Frontline”, programma della PBS, nel febbraio 2003: “Abbiamo rischiato una guerra. Non volevamo iniziare una guerra per questo motivo, e non credevamo sarebbe stato necessario. Sentivamo che se fossimo riusciti a intensificare la pressione diplomatica, probabilmente avremmo evitato che questo accadesse. Così abbiamo iniziato un percorso che potremmo ragionevolmente chiamare ‘diplomazia coercitiva’. Era diplomazia, ma era diplomazia sostenuta da una credibile minaccia dell’uso della forza militare. Abbiamo seriamente considerato di risolvere il problema semplicemente colpendo il reattore e il processore a Yongbyon.”

Susan Rice era assistente del segretario di stato dell’amministrazione Clinton. Quelli che sospettano che la politica estera di Bush non sia fondamentalmente diversa da quella di Clinton dovrebbero sentire ciò che la Rice ha detto all’NPR [National Public Radio, la radio nazionale statunitense N.d.T.] l’11 novembre 2002:
Rice: Io penso che il governo americano sia stato chiaro sin dal primo governo Bush riguardo la minaccia che l’Iraq e Saddam Hussein pongono. La politica statunitense è stata quella del cambio di regime per molti anni, a partire dall’amministrazione Clinton. Quindi è una questione di tempo e tattiche, quindi non abbiamo necessariamente bisogno una nuova risoluzione del consiglio prima di mettere in atto la risoluzione precedente.
E questo è quello che ha detto all’NPR il 6 febbraio 2003 riguardo Colin Powell:
Rice: Io penso che abbia dei dubbi riguardo il fatto che l’Iraq abbia armi nascoste, ma non penso che invece molte persone informate ne dubitino.
Rice è incaricata del cosiddetto piano “pragmatico” di controterrorismo di Obama, che secondo lei dovrebbe, cito, “prosciugare il bacino del supporto agli estremisti”, in parte sostenendo negli Stati Uniti i valori che gli Stati Uniti predicano nel mondo.

Obama: Rifiuto di essere rimproverato riguardo la sicurezza nazionale da parte di persone che sono responsabili delle più disastrose decisioni di politica estera della storia recente degli Stati Uniti.
Quindi per contrastare questo disastro creato dalle decisioni di politica estera, Obama è ricorso ad una galassia di addetti ai lavori dello “smart power”. Dunque i nomi dei consiglieri sull’elenco del gruppo di lavoro di Obama sulle questioni estere non sembrano avere una visione molto chiara del diritto internazionale, a voler essere generosi, e alcuni sembrano non essere avversi alla guerra, almeno in termini di imperialismo umanitario, come nel caso dell’ex Jugoslavia.
Un terzo governo Clinton versione remix non sembra esattamente un primo passo radicale per distanziarsi dalla politica estera imperiale di Bush e Cheney. Gli americani si porranno di sicuro una domanda: possiamo veramente credere nel cambiamento?