Alla lettura del primo scritto “Alasia, Cottino… e altre compagne e compagni” ho sentito la necessità di contribuire costruttivamente ad aprire ulteriormente quella riflessione che condivido ma ho voluto provare prima a leggere, in tutto questo periodo, anche le riflessioni di altre compagne e compagni che sono comparse sul nostro giornale.
Il loro nuovo intervento comparso giovedì 26 agosto e che rilancia i temi posti innanzitutto sul metodo con cui fare avanzare la discussione nel partito e nell’insieme della società mi trova nuovamente in sintonia. Già all’ultimo congresso segnalai che la discussione stava degenerando nel mostro delle singole identità ed appartenenze che invece di arricchire la discussione la sclerotizzavano sulle singole posizioni e sui singoli gruppi di persone. Sono quindi più che mai d’accordo che la modalità di discussione congressuale che dovremo affrontare deve consentire il massimo di interlocuzione e di scambio di idee ed esperienze. D’altro canto come possiamo pensare di aprirci virtuosamente verso l’insieme dei movimenti e di altre organizzazioni se già tra di noi rischia di prevalere la rigidità di mozione o di schieramento intoccabile? Come si può pensare ad un fecondo confronto con esperienze a volte maturate per strade così diverse dalle nostre e comunicate con linguaggi che si rischiano di fraintendere se non si ha la voglia di capirsi e la tolleranza dei tempi, dei modi e delle idee degli altri? Come possiamo pensare che lo stesso dibattito su un eventuale (spero possibile) accordo di centro sinistra si possa poggiare su solide basi che consentano di cacciare il pericoloso (per la stessa democrazia) Berlusconi e che abbiano almeno le radici di un possibile modello diverso da quello di una destra liberista se non troviamo le forme di comprensione e di chiarimento necessari ad avere almeno quel programma di minima? A tale riguardo ho trovato di particolare acutezza e utilità il recente intervento del compagno Giorgio Cremaschi.
Se si pensa a ciò che dobbiamo fare, costruire non da soli ma in una possibile compagine che poggi la sua forza su quel movimento articolato e ricco che abbiamo più volte evocato e condiviso non possiamo permetterci arroccamenti né dentro l’organizzazione partito né fuori, verso tutti coloro che hanno sviluppato una forte critica a questo sistema e a questo stato di cose. I contenuti ci sono già tutti basta volerli vedere (dalla sempre più pesante divisione del mondo tra aree malate di troppa ricchezza ed aree sfruttate e condannate a malattie da sottosviluppo; dal degrado ambientale in senso proprio al disagio di città sempre meno a misura degli esseri umani – specie i più anziani ed i bambini – e del tempo di vivere; dalla frenetica ricerca di denaro per sopravvivere all’esasperazione di consumi inutili e nocivi che dovrebbero vederci impegnati in una profonda battaglia per la modificazione dei consumi e una nuova valorizzazione dei tempi di vita, di ozio, ecc. ecc.) e spero che su questa discussione riprendano al più presto le nostre riflessioni.
Lo sviluppare una proposta compiuta per un programma di percorso di governo politico con altri ed un’ipotesi di strategia politica più a lunga durata per il nostro partito è nelle nostre mani e nella capacità di ascolto, di interlocuzione e di valorizzazione reciproca.
Marilde PROVERA