Ma il mondo èmigliore o peggiore di quando abbiamo cominciato a fare questo giornale? «Se tra trent’anni la questione palestinese non sarà risolta, il mondo sarà peggiore» ci diceva Wael Zuaiter, il rappresentante di Al Fatah a Roma. Nell’ottobre del 1972 Wael fu assassinato da agenti del Mossad, dopo Monaco. L’ha raccontato perfino Spielberg nel suo ultimo film, dovemette in dubbio proprio la legittimità criminale del principio di rappresaglia. E se qualcuno vuole vedere l’inanità delle proprie azioni politiche, guardi fisso negli occhi la notte di Gaza isolata dal mondo e il confine libanese. Sono passati 34 anni e la situazione non solo non è cambiata quanto al diritto del popolo palestinese di avere uno stato,ma è peggiorata. I raid aerei su Gaza hanno fatto terra bruciata e decine e decine di vittime. Con la battaglia sul confine del Libano del sud e l’entrata in scena di hezbollah le vittime stavolta sono state tra i soldati israeliani. La crisi si internazionalizza nelmodo e nel momento peggiore. E’ il momento nel quale il mondo vorrebbe non vedere le sue pesanti responsabilità nella precipitazione del Medio Oriente. Quelmondo e quell’Onu che non puntano i piedi per il rispetto delle risoluzioni di pace e che hanno abbandonato i palestinesi. Quelmondo che considera una stravaganza l’opposizione alla guerra e non si azzarda a pensare ad un intervento «umanitario» o ad una interposizione nell’unico posto della terra dove sarebbe giusto farlo. Siamo equivicini, come se i kalashnikov e i ridicoli quanto sanguinosi razzi Qassam possano essere paragonati agli F-16 e ai carri armati. Tornano le battaglie. E le teatrali menzogne di Shimon Peres che dichiara: «Noi abbiamo accettato la tregua loro l’hanno violata», lui che ha autorizzato nella «tregua» centinaia di esecuzioni mirate per cancellare la leadership di Hamas. Fin dove arriveranno i tank israeliani, ora che il Libano non è più la sede politica dell’Olp come nel 1982 (ricordate Sabra e Chatila)? Sarà «solo» una rappresaglia o l’inizio di un nuovo capitolo della guerra preventiva di Bush che tuona contro la Siria e l’Iran, e che per farla in Afghanistan e Iraq ha imitato il «modello Sharon»? E’ tornata la vecchia guerra. E non è un déjà vu.