Ieri mattina a Roma nella sede nazionale di Rifondazione Comunista si è riunita la Segreteria Nazionale alla presenza del segretario regionale, del capogruppo regionale del Piemonte e del sottoscritto in rappresentanza della mozione “Essere Comunisti”, all’ordine del giorno l’esclusione del consigliere uscente Mario Contu dalla lista dei candidati del Prc alle prossime elezioni regionali in Piemonte. Quella di ieri era la terza segreteria che nel giro di pochi giorni affrontava, senza risolverlo, questo argomento.
Sono occorse ben tre riunioni della segreteria Nazionale per riuscire a giustificare, maldestramente, un gravissimo e violento atto politico – dichiarandolo “episodico” – che, in spregio sia alla democrazia dei rapporti che ad una corretta dialettica interna, la maggioranza decide di sferrare contro l’area congressuale “Essere Comunisti”.
Da un lato, in Piemonte, un pezzo del gruppo dirigente del Partito, in fortissima difficoltà politica ed organizzativa, dopo aver impresso al PRC piemontese una svolta a 180° passando dal sostegno incondizionato al Movimento ad una posizione di totale subalternità alla GAD, attua una vera e propria linea persecutoria nei confronti di Mario Contu (il quale, lo ricordo, ha subìto anche una sospensione di 1 anno dai gruppi dirigenti nell’ultimo anno), da quando questi ha sostenuto nel dibattito interno le posizioni dell’area de l’Ernesto.
Dall’altro lato una Segreteria Nazionale dapprima dispiaciuta della sua sospensione, poi rammaricata della sua esclusione dalle candidature alle elezioni europee, ora inerme, dopo ben tre riunioni, rispetto alla non ricandidatura del compagno Contu.
Due estremi – gruppo dirigente regionale e nazionale -, due modi diversi (il primo grezzo e violento il secondo moralisticamente dispiaciuto) accomunati da un unico obiettivo: il restringimento degli spazi di democrazia e di rappresentatività. Con un messaggio chiaro: una maggioranza, se pur costretta a decidere con 21 voti contro 19, come accaduto per l’esclusione della candidatura di Mario Contu, sceglie i candidati delle sensibilità o aree interne delle opposizioni.
In mezzo c’è il Partito, in Piemonte, indebolito da un gruppo dirigente che si fa lobby istituzionale, repressivo contro ogni dissenso. In mezzo anche il consigliere regionale del PRC Mario Contu, stimato e apprezzato da migliaia di cittadini, da moltissime associazioni di volontariato, dal sindacato che hanno sostenuto le sua battaglie contro gli sprechi, i privilegi, contro i buoni scuola, per la sanità pubblica, per i diritti dei carcerati, per gli immigrati, contro le olimpiadi e l’alta velocità (non è un caso se più di 1300 tra iscritti al Prc e cittadini hanno sottoscritto in pochi giorni un appello per la ricandidatura di Mario). Solo ai meno attenti o a quelli in malafede può sembrare strano che una segreteria nazionale, così solerte quando si tratta di commissariare il comitato politico regionale calabrese (casualmente a maggioranza dell’area Ernesto) o di punire pretestuosamente il dipartimento Enti Locali per il “caso” D’Erme (casualmente diretto da un compagno dell’area de l’Ernesto), si appelli alla “non ingerenza” per legittimare, nei fatti, un’altro colpo contro un’area politica. Sempre i meno attenti o quelli in malafede possono non notare che da diversi anni, sistematicamente, le compagne e i compagni che si riconoscono nell’area dell’Ernesto vengono esclusi dalla possibilità di essere rappresentati nelle istituzioni. Com’è successo per il Parlamento europeo, per quello italiano e, ora, per i consigli regionali.
Sempre i soliti meno attenti o in malafede possono non capire che stiamo assistendo a continui tentativi di superamento del Partito come casa comune; dove il proprietario decide senza più coinvolgere gli altri che abitano la “ex” casa comune, nel tentativo di ridurre tutti i dissensi al ruolo di un inquilino che deve pagare l’affitto, in valuta di subalternità al proprietario altrimenti resta senza luce e acqua.
Si pensa ad un partito dove critica e dialettica invece di essere considerati valori sono fastidiose categorie oggetto di repressione, il famoso “saper fare” è considerato del tutto secondario se non proprio pericoloso, cui si preferisce la valorizzazione del più affidabile, il lavoro collettivo una fastidiosa liturgia, l’etica e la coerenza due vecchie zie rincoglionite: ……è l’Unione bellezza!
Alle compagne e compagni che vorrebbero, al contrario, militare in un Partito sentendosi uguali e non un piombo o, peggio, un fastidio, alle compagne e compagni che pensano in buona fede che questo sia ancora quel Partito che hanno contribuito a costruire va tutta la mia solidarietà e il mio impegno per cambiare, per tornare ad essere comunisti. A Mario la mia solidarietà e la mia stima.
*Mozione Essere Comunisti di Torino
Direzione Nazionale