«Non c’è la concertazione, e il governo non è ‘amico’»

«E’ singolare che il ministro Padoa Schioppa parli di concertazione. Il governo ha già deciso di tagliare le spese sociali e adesso chiama il sindacato a decidere insieme dove ridurre: piùnella sanità, negli enti locali o nelle pensioni. Io sono stato sempre contrario alla concertazione, ma questa è proprio finta: gli obiettivi sono già stabiliti a priori». Il segretario nazionale Fiom Giorgio Cremaschi critica la politica economica del governo, ma chiama in causa anche la Cgil: «Non si può accettare l’ottica di una pura riduzione del danno: adesso bisogna dire che non c’è spazio per tagliare un centesimo, e preparare le mobilitazioni per l’autunno». Dunqueessere chiari: niente concertazione, via agli scioperi. Io credo che l’epoca della concertazione sia proprio finita. Dobbiamo avere chiaro che se la finanziaria rispecchiasse il Dpef, sarebbero cancellati tutti gli obiettivi che la Cgil si è data nel recente Congresso. A Rimini abbiamo approvato tre punti chiave: 1) la spesa sociale non può essere ridotta, è già 2 punti sotto la mediaUe, mava anzi aumentata; 2) deve essere cancellata la legge 30; 3) l’inflazione programmatanonva più bene, i contratti devono recuperare il reale aumento dei prezzi. C’è forse da cantare vittoria se l’inflazione di quest’anno è stata fissata al 2% e quella del 2007 all’1,7%? Con il 3,7% metti sul piatto 60 euro, quello che offriva Federmeccanica e che noi abbiamo portato più in alto con lunghi mesi di sciopero. Con queste condizioni si aprono enormi spazi per il conflitto. Cosa deve chiedere il sindacato? Io penso che Padoa Schioppa parli chiaro: è un sincero liberista, democratico, non un liberista populista comeBerlusconi. Sono le linee di Goldman Sachs, Standard & Poor’s, della Confindustria. Ma non sono i nostri obiettivi. La Cgil aveva stabilito di chiedere per la prima volta uno sviluppo alternativo, che facesse leva sul miglioramento dei salari e del welfare. In campagna elettorale l’Unione parlava degli italiani che non arrivano a finemese, oggi Padoa Schioppa, incontrando Epifani a Serravalle, dice che nei tagli «partirà dai ricchi». Noi dovremmo rispondere: «bisogna fermarsi ai ricchi», tutti gli altri non possono dare un centesimo. Cgil, Cisl e Uil erano partite bene: avevano detto no ai tagli e chiesto al governo di ricontrattare con Bruxelles i tempi di rientro del deficit.Cometutti gli altri paesi stanno facendo, tra l’altro. Perché quella linea è stata abbandonata? E’ inutile sperare che 35miliardi possano venire senza tagli alla spesa sociale. Il sindacato deve stabilire una piattaforma opposta, consultare i lavoratori e lanciare la mobilitazione: lo sciopero generale è inevitabile. La Cgil può essere autonoma in questa fase? Ilnodo è proprio questo: l’indipendenza del sindacato, della Cgil. Purtroppo la Cisl ha ragione: la Cgil soffre la sindrome del «governo amico», e così – ed è davvero un paradosso – stiamo lasciando uno spazio enorme alla Cisl su temi che fino a pochi mesi fa erano nostri, come la lotta alla precarietà. Tra i lavoratori ci sonomalumori: quando alle linee di montaggio di Mirafiori un sindacato di destra come l’Ugl passa dall’8% al 16% di cosa stiamo parlando? Gli operai osservano il rapporto tra sindacato e politica: non sarà l’unico elemento, ma certamente conta. Possibile che riusciamo ad essere indipendenti solo quando al governo ci sono partiti distanti da noi? La Cgil, concertando i tagli e rinunciando ai suoi temi, svolge un ruolo che nessuno le ha richiesto e che ci faunenorme danno: si incarica di non rovinare gli equilibri di governo. Ma mica è detto che il governo debba cadere: ilCpeè stato ritirato, in Francia, dopo le mobilitazioni. Allora diciamo: andiamo in piazza per far cambiare idea al governo.