Non affondate Fincantieri

Caro Presidente Romano Prodi, le chiediamo di non dare corso al progetto di privatizzazione e di quotazione in Borsa di Fincantieri. Lo facciamo oggi perché non vorremmo trovarci domani a protestare inutilmente contro le delocalizzazioni, i tagli all’occupazione, le chiusure che abbiamo subito in tante altre aziende. Non faccia fare a Fincantieri la stessa fine di Telecom o di Alitalia. Noi costruiamo navi. Siamo operai, impiegati, tecnici, ingegneri e gli invisibili delle ditte di appalto, senza diritti e tutele. 25 mila persone, più altre che lavorano nella filiera delle forniture. Insieme, una delle più importanti industrie manifatturiere del nostro paese. Siamo la Fincantieri e lavoriamo in 13 unità produttive situate in 7 regioni diverse. 15 anni fa ci dissero che la cantieristica navale non aveva futuro e che bisognava uscire dal settore; ci ribellammo e riuscimmo a difendere i cantieri e il nostro lavoro. Abbiamo avuto ragione noi. Oggi nel mercato mondiale occupiamo una posizione di primissimo piano. L’80% della nostra produzione arricchisce il valore delle esportazioni del paese. Fincantieri, azienda pubblica, non pesa sul bilancio dello stato e produce ricchezza per tutti, ma la sua redditività industriale è strutturalmente bassa. Se la Fincantieri fosse stata collocata in Borsa 10 anni fa, oggi non esisterebbe più. Se viene messa in Borsa oggi, la si espone a un rischio mortale. Fincantieri non è e non sarà mai in grado di offrire i rendimenti a due cifre che i fondi finanziari che dominano la Borsa pretendono. Noi vogliamo che la Fincantieri non affondi. Costruiamo belle navi. Lasciateci continuare.

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