Un incontro urgente con il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e con il ministro dello Sviluppo economico. Fim, Fiom Uilm lanciano l’allarme occupazione all’indomani della fusione tra Nokia e Siemens. Del resto, a mettere l’accento sui tagli degli organici sono gli stessi vertici delle due aziende. I margini operativi dei finlandesi sono valutati intorno al 10-15%, mentre quelli dell’azienda tedesca stanno intorno all’1%. Quindi, a dover sopportare la gran parte del downsizing sarà la Siemens. il “tam-tam aziendale”, come lo definisce il “Sole 24 ore” che ieri ha dedicato due pagine all’operazione, ha fissato l’asticella della riduzione occupazionale intorno al 4-5% del totale, che in Italia è di 9.800 dipendenti. Le premesse non sono certo confortanti. Secondo Vincenzo Giori, amministratore delegato di Siemens Italia, «l’Italia non è competitiva per costo del lavoro – non gli stipendi netti, il costo globale – e per produttività». «Occorrono ulteriori aggiustamenti – aggiunge Giori – sia strategici che organizzativi. Stanno arrivando. Credo che la soluzione annunciata a Francoforte, e che insisto tocca molto noi italiani, sia quella attesa».
Per Fim, Fiom e Uilm, il fulmine non giunge a ciel sereno. «Nel corso di questi mesi molte voci, ma anche articoli sui giornali specializzati davano per prossima la cessione o la ricerca di joint venture della parte Communication, voci e articoli prontamente smentiti da Siemens stessa negli incontri con le Organizzazioni Sindacali», si legge in un comunicato. «Viste le premesse abbiamo bisogno di un tavolo autorevole per discutere del futuro di Siemens», sottolineano i sindacati. «Proprio per questo abbiamo inviato una lettera di richiesta d’incontro urgente al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e al ministero dello Sviluppo Economico». Fim, Fiom, Uilm nazionali ritengono fondamentale aprire un tavolo con il Governo che riguardi le prospettive strategiche, industriali e occupazionali di Siemens in Italia. Reazioni negative anche a livello europeo. Secondo i sindacati, l’accordo guarda più agli interessi di breve termine degli investitori, piuttosto che a quelli dell’azienda e dei suoi dipendenti.
L’operazione giunge dopo che i concorrenti di Siemens e di Nokia sono cresciuti attraverso fusioni e acquisizioni. In aprile, Alcatel ha annunciato l’acquisizione di Lucent per 13,4 milliardi, mentre in ottobre Ericsson ha acquistato le attività internet di Marconi per 2,2 miliardi di dollari. Il tentativo dei vari gruppi ceh si muovono nella global communication è quello di ridurre i costi e aumentare le sinergie. «Vi è spazio per tagliare nel marketing, nella Ricerca e Sviluppo e nel settore vendite», sottolinea il presidente di Nokia Olli-Pekka Kallasvuo.
«In questa grande galassia della global communication – sottolinea Glauco Benigni, dirigente del settore “Strategie tecnologiche” della Rai – le masse finanziarie generate dalle attività delle grandi imprese e dai loro asset attraggono negli stock exchange, nelle borse, tutte le altre companies satellite. Ci sono stagioni in cui una company per non essere attratta ritiene opportuno fondersi con un’altra che è nelle stesse condizioni». «Se si prende in considerazione fatturati e redditività – aggiunge Benigni – questa operazione non ha l’aria di essere un merger ma un takeover».
Una delle chiavi dell’intera operazione è sicuramente la conquista dei mercati del far east. Gli esperti valutano che nei prossimi due anni l’80% dei nuovi clienti delle telefonia mobile arriverà proprio dai paesi in via di sviluppo. Tra questi, un posto di primo piano viene occupato da Cina e India. Gli utenti cinesi di telefonia mobile, secondo stime di Idc, passeranno da 376 a 568 milioni in cinque anni, quelli indiani da 75,9 milioni a 256 milioni. I big cinesi in questo campo sono di tutto rispetto e rispondono al nome di Huawei e Zte.
Per il momento non è dato sapere se l’operazione Nokia-Siemens ha ricevuto l’ok della Commissione europea. Gli analisti prevedono comunque che nei prossimi mesi il tema terrà banco a Bruxelles. I mercati per il momento rimangono a guardare. Ieri, Rbc Capital Markets ha tagliato il rating di Nokia a “sector perform” da “outperform”, riducendo anche il target price a 22 dollari da 24. Nel motivare il downgrade, Rbc ha sottolineato i timori legati all’integrazione del business delle infrastrutture per tlc con l’analoga divisione di Siemens.