Noi, il movimento

Sul il manifesto di ieri è apparso un articolo a firma di Alberto Burgio e Claudio Grassi che ci lascia francamente sconcertati. In esso sono espressi giudizi critici, se non apertamente negativi, sui movimenti antiglobalizzazione e sulla conduzione politica dell’antiG8 da parte del Genoa Social Forum che, alla vigilia di uno straordinario e generoso sforzo di mobilitazione dell’intero partito per l’appuntamento di Genova, risultano essere quantomeno singolari ed inopportuni. Come tutti sanno Rifondazione comunista ha scelto strategicamente di essere parte integrante ed attiva di questo movimento e dello stesso Genova Social Forum e ne ha difeso le scelte con grande determinazione nel paese e nelle istituzioni a fronte di tentativi ripetuti di derubricazione dello stesso movimento a semplice questione di ordine pubblico o ancor più insidiosamente a fronte di tentativi di divisione e contrapposizione di parti dello stesso.
Non si tratta quindi per parte nostra di mostrare “attenzione e interesse” verso aree esterne al partito, ma di parlare di noi, dei nostri comportamenti e delle nostre iniziative. D’altronde nella nostra ultima direzione nazionale, relazione, conclusioni, documento finale e l’intero dibattito si sono mossi positivamente lungo questa traccia di riflessione e non vi sono stati alcun distinguo o dissenso. Sarebbe stato utile, arricchente e costruttivo esplicitare da parte di dirigenti del partito quello che nell’articolo viene definito “un pieno dissenso sul piano della piattaforma ideologica” nonchè quello che “non convince nella direzione di questi movimenti da parte del Genoa Social Forum”.
C ‘è poi il merito delle critiche che esige una replica puntuale. Ma da quale atto, da quale passaggio politico si evince che “l’attenzione concentrata su Genova, le critiche alla globalizzazione, servono in sostanza a sancire formalmente, l’irrilevanza e al limite, l’illegittimità di qualunque altro ambito di conflitto, a cominciare proprio dal conflitto operaio e sindacale in genere?”. Questa artificiosa contrapposizione è anche clamorosamente smentita da fatti concreti, episodi che per la loro rilevanza ed emblematicità segnalano l’esatto contrario di quanto viene sostenuto dagli autori dell’articolo. Il 6 luglio, con assoluta naturalità e grande efficacia politica, ai comizi sindacali dei metalmeccanici hanno parlato giovani ed esponenti del movimento antiglobalizzazione. E la Fiom con un atto di grande valore politico ha deciso di partecipare alle manifestazioni di Genova. Semplice solidarietà? Scambio di convenevoli? No. Al fondo c’è la consapevolezza comune che la globalizzazione capitalistica alimenta precarietà nei rapporti di lavoro, discrezionalità nelle forme di accesso, rottura di ogni vincolo e tutela e dismissione dell’istituto del contratto collettivo nazionale per inseguire la forza lavoro al suo prezzo più basso su scala mondiale. Rivendichiamo al partito della Rifondazione comunista una parte significativa di merito nell’aver lavorato all’unificazione di temi e soggetti e nell’aver investito su questi conflitti. Ed è anche singolare ed immotivato contrapporre il movimento dai sacrosanti diritti dei palestinesi e dei kurdi. Vorremmo ricordare, a tal proposito, che uno dei leader più noti del movimento, Bové, ospite del Gue, si è reso promotore di una iniziativa importante a favore del popolo palestinese. Invece, in nuce, proprio a partire dall’irruzione di queste realtà sociali, politiche e culturali emerge la possibilità di articolare una ricomposizione di soggetti in grado di opporsi al governo unitario della borghesia imprenditoriale e finanziaria che le destre hanno messo in piedi con il governo Berlusconi. Il conflitto di classe è parte integrante e decisiva del movimento e sarebbe un errore tragico contrapporlo ad esso o agitarlo propagandisticamente dall’ esterno.
E’ evidente ed è esplicitamente affermato che si nega, nell’articolo, il fatto che oggi ci troviamo in una fase completamente nuova, caratterizzata da un’impetuosa crescita capitalistica, quella “rivoluzione” nota sotto il nome di globalizzazione. E al contrario l’irruzione di questi movimenti ha accompagnato la rottura dello schema del “pensiero unico” su cui si è retta la globalizzazione medesima e ha fatto venire alla luce la sua progressiva instabilità. Ed è infine un po’ paradossale che si paventi il rischio che “i movimenti rifluiscano inconsapevolmente su piattaforme compatibiliste” segnate da un possibile ritorno di egemonia della sinistra moderata. A noi sembra proprio il contrario. Sono la sinistra moderata e il sindacato confederale ad essere messi in crisi ed ad avere difficoltà enormi, come si evince dalla cronaca di questi giorni, ogni qualvolta devono fare i conti con la radicalità della critica anticapitalistica del movimento.
Per noi l’internità a questo movimento, la critica di massa alla globalizzazione, al suo modello di sviluppo, alle sue strutture militari, al suo corredo di diseguaglianze sono una scelta di fondo, lungamente elaborata e definita. Con questo spirito andiamo in tanti a Genova. Sappiamo bene quanti problemi e difficoltà comportano la definizione programmatica, l’espansione e la stabilizzazione di questi movimenti. Si tratta di una sfida complessa, ma è da qui che si parte ineludibilmente per rilanciare una rifondazione del pensiero e della pratica comunista. Le compagne e i compagni di Rifondazione che in queste ore con generosità e passione stanno salendo sui treni, montando sui pullman e sulle auto per arrivare a Genova, nonostante tutte le intimidazioni e le provocazioni di questi giorni, sanno bene di partecipare ad un grande evento colletti vo per la democrazia e la giustizia sociale. Ci vediamo tutti lì.

* Capogruppo Prc alla Camera dei Deputati