«Noi di Telesur siamo l’anti-Cnn del Sud America»

«Oltre a essere un progetto informativo, il nostro è un progetto politico». Andres Izarra, 36 anni, presidente di Telesur, parla chiaro. Il canale televisivo latinoamericano, visibile in tutti i Paesi del subcontinente, pensato e concepito da Hugo Chavez come contrapposizione a Cnn en Espaol, è nato un anno e mezzo fa. Un progetto ambizioso, realistico e in controtendenza: realistico perché sovvenzionato dallo Stato venezuelano, in controtendenza perché il ruolo della politica, a differenza di quanto avviene nella maggior parte delle start up mediatiche, viene dichiarato e considerato necessario. Con una fiducia solo parziale delle risorse reperibili sul mercato. Un altro tassello nella strategia di politica internazionale regionale di Chavez. Il Sole-24 Ore ne ha parlato con Izarra.
Presidente, quando nasce Telesur e perché? C’era davvero bisogno di un’altra tv in America Latina?
Telesur nasce il 24 luglio 2005, come espressione di uno sforzo di integrazione di molti Paesi latinoamericani. Il progetto è stato condiviso fin da subito da molti Paesi: oltre al Venezuela, che l’ha ideato, Argentina, Uruguay, Bolivia e Cuba. Sì, in Sud America c’era davvero bisogno di un’altra tv perché finora l’informazione regionale era offerta da qualcuno fuori dalla regione, ovvero gli Stati Uniti.
Si riferisce a Cnn en Espaol?
Sì, certo. Si tratta di un’emanazione di Cnn che ha come limite maggiore quello di essere una televisione pensata in Nord America per il Sud America. Mentre Telesur è il primo esperimento fatto in direzione contraria. Con risorse umane ed economiche latinoamericane.
Mi viene in mente un’al-Jazeera latinoamericana. Sbaglio di molto?
Al-Jazeera ha la sua linea, le sue prerogative. Il contesto mediorientale è molto complesso. Il nostro sforzo è quello di costruire una finestra sull’America Latina in contrapposizione a Cnn. E lo stiamo facendo bene, abbiamo una redazione centrale a Caracas e uffici di corrispondenza in tutti gli altri Paesi che ho menzionato.
Finora Telesur è completamente sussidiata. Mi sbaglio?
No, non si sbaglia. Lo Stato venezuelano la finanzia con circa 25 milioni di dollari all’anno. Si tratta di un servizio pubblico che inesorabilmente ha bisogno di essere sostenuto. Anche voi, in Italia, avete un servizio pubblico televisivo che ha una lunga storia. Questo non significa che non cercheremo investitori privati, al contrario. Ma sappiamo bene nei prossimi cinque anni sarà necessario contare sulle risorse dello Stato.
Non è viziato un progetto televisivo vincolato così strettamente ad affinità politiche? Non a caso vi partecipano tutti i Paesi governati dalla sinistra.
Il nostro è un progetto politico mirato a rafforzare l’integrazione del Sud America. Anche se il nostro è anche innovativo: abbiamo inventato una nuova estetica televisiva che privilegia le immagini e ha escluso molti filtri.
Qual è la sua opinione sullo stato dell’informazione?
Le posso ricordare che 26 anni fa molti rapporti sull’informazione, elaborati in Nord America, denunciavano un’eccessiva concentrazione degli assetti proprietari. Oggi è peggio.