Sono attesi almeno 50 mila militanti provenienti da 108 paesi.
Si terranno oltre ottocento seminari realizzati da 2 mila organizzazioni sociali.
Tra i nomi di spicco la guru del “no logo” Naomi Klein, il “paysan” José Bové, l’ambientalista indiana Vandana Shiva
A studiare il fenomeno anche amministratori locali come il sindaco di Parigi Bertrand Delanoe o magistrati come Baltasar Garzòn.
Dopo Genova, Porto Alegre. Con fatica e coraggio, sei mesi dopo, il movimento no global si prepara al prossimo appuntamento. Il Forum sociale mondiale che si svolgerà dal 31 gennaio al 5 febbraio nella città all’estremo sud del Brasile è già sold out: in arrivo 50mila militanti da 110 paesi, tre volte il pubblico della prima edizione 2001. Anche quest’anno il vertice si propone come ribalta per le idee e le proposte del movimento che contesta l’attuale globalizzazione. L’anno scorso lo slogan era “un altro mondo è possibile”, quest’anno è diventato “un altro mondo è in costruzione”. Porto Alegre è di nuovo antagonista al Forum economico mondiale, il summit di economisti, finanzieri e funzionari internazionali che si svolge negli stessi giorni a New York. Batte ogni record la rappresentanza italiana che conta oltre 2mila iscritti tra gli oltre 800 seminari, workshop, incontri e dibattiti previsti. Il Fsm riunirà instancabili no global, simpatizzanti e curiosi dell’ultim’ora. Movimentisti. «Siamo il popolo di Porto Alegre». In cerca di un’identità e di un nome, i militanti che hanno iniziato a contestare il potere globale a Seattle, nel dicembre ’99, considerano la tappa brasiliana fondamentale. Dopo gli scontri e le violenze di Genova e dopo l’11 settembre, il movimento cerca di ripartire. Come? «Inutile nascondercelo: rispetto al gennaio 2001, il contesto è radicalmente cambiato» dice Walden Bello, economista thailandese di Focus on Global South. «Ma non mettiamoci sulla difensiva. Non siamo antiamericani né contro la globalizzazione in senso lato — sottolinea Susan George, direttrice del Transnational Institute di Amsterdam — . Abbiamo sempre combattuto la visione ultraliberale degli Stati Uniti e continueremo perché siamo convinti che non rappresenti un buon passaporto per l’avvenire». Niente passi indietro, dunque. E questa è anche la parola d’ordine dei leader dell’ex Genoa Social Forum come Luca Casarini e Vittorio Agnoletto (membro del consiglio direttivo del Forum Sociale). Promettono nuovi slanci e progetti anche la guru no logo Naomi Klein, il contadino francese José Bové e l’ambientalista indiana Vandana Shiva. Porto Alegre, governata da anni da un’amministrazione di centrosinistra, sta cercando di trovare posto per tutti: ci sono 15mila iscritti a parlare mentre la capacità massima degli spazi (tra piazze, impianti sportivi, scuole e le due università della città) è di 12mila posti. Sono previsti dibattiti su povertà, diritti umani, democrazia partecipativa organizzati in collaborazione con 2mila ong. Una sessione speciale sarà dedicata alla guerra: parteciperanno i premi Nobel Rigoberta Menchù, Peres Esquivel e Maireade Corrigan Maguirre. Promette polemiche Noam Chomsky, saggista e semiologo, il più antiamericano degli americani. Non mancherà, assicurano a Porto Alegre, il pifferaio no global Manu Chao che l’anno scorso aveva dato forfait ma quest’anno potrebbe aprire il Forum.Simpatizzanti dell’ultim’ora. Il grande spettacolo di Porto Alegre ha attratto registi, scrittori e intellettuali. In cerca di «ispirazione» i registi Spike Lee, Ken Loach e Citto Maselli. Molto atteso l’intervento dello scrittore uruguayano Eduardo Galeano che l’anno scorso aveva fatto il pienone. Insieme a lui, José Saramago e Ariel Dorfman. Tra le presenze annunciate anche il fotografo brasiliano Sebastiao Salgado.
La vera novità di quest’anno sono però i politici. Praticamente assenti nell’edizione 2001, hanno già prenotato un posto al sole nella città brasiliana. La Francia ha schierato ben tre candidati alle presidenziali di aprile (JeanPierre Chevènement, Noel Mamère, Olivier Besancenot) e sei ministri del governo Jospin. Dall’Italia, in partenza una delegazione di Rifondazione comunista (capeggiata da Fausto Bertinotti) e dei Verdi (tra cui il senatore Francesco Martone). Partono in massa anche i Ds: già annunciati Cesare Salvi e Piero Folena. Il sindaco Walter Veltroni arriverà qualche giorno prima per un incontro internazionale tra amministratori locali. Per capire il “miracolo Porto Alegre” (la città è gestita da anni con la formula del bilancio partecipativo) verranno infatti molti amministratori di sinistra, dal toscano Claudio Martini al parigino Bertrand Delanoe. Un altro aggiunto dell’ultim’ora e che rischia di essere molto popolare a Porto Alegre è Baltasar Garzòn, il giudice che ha messo sotto accusa Pinochet e Berlusconi.Imprevisti. Il subcomandante Marcos aveva promesso ad agosto di togliersi il passamontagna qui, per diventare uno dei leader ufficiali del movimento no global. Da allora il guerrigliero della Selva Lacandona non ha più parlato. I suoi consiglieri mantengono un rigido top secret: non ci dovrebbe essere ma l’uomo, dicono, è incline ai colpi di scena.
Un altro ospite dato per certo e adesso in sospeso è Fidel Castro, mito sempiterno di vecchi e giovani anticapitalisti. Da Cuba si è informato sull’agenda di Porto Alegre, ha detto che sì, gli piacerebbe esserci. «Guardo con fiducia e speranza a questo nuovo movimento» è stata la battuta del lìder maximo. Molti degli organizzatori si sono allarmati: la presenza di Castro sconvolgerebbe piani, tempi ed equilibri politici del vertice. Il direttore di Le Monde diplomatique e ideatore del Forum Sociale mondiale, Bernard Cassen, si è subito mosso e ha tentato in ogni modo di dissuadere Castro.
In forse anche la comparsa dei “nemici”: i protagonisti del Wef (World economic forum), il forum economico mondiale previsto a Manhattan. Imprenditori e finanzieri come George Soros e Klaus Schwab, o rappresentanti di Banca mondiale e Fondo monetario internazionale. L’anno scorso si erano collegati in videoconferenza per un confronto sui modi di intendere la “globalizzazione”. Era finita in una rissa a distanza, con molti problemi tecnici. «Questa volta — precisa Agnoletto — abbiamo preteso che il dibattito si svolga in diretta, in modo da non consentire tagli e aggiustamenti e vogliamo che la discussione verta sull’Argentina, un paese che è stato ridotto alla bancarotta dalle politiche del Fondo monetario internazionale».