No all’intervento militare in Libia

Ancora una volta l’Italia, dopo l’esperienza del Medio Oriente e della Jugoslavia, si ritrova co-protagonista in un’altra guerra di stampo imperialista. In questo caso l’obiettivo si è spostato in Libia e gli interessi sono i soliti: una guerra “umanitaria” come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, atta in realtà alla conquista del territorio, mascherando quindi gli interessi economici derivanti dal petrolio, dalle risorse naturali ed umane. Tutto questo succede a pochi chilometri da noi, e a dividerci è solo il Mar Mediterraneo;

Le 2 più grosse organizzazioni guerrafondaie (ONU e NATO) hanno pensato subito di intervenire nel paese libico appena è arrivato qualche accenno di rivolta da una parte della popolazione, stufi, legittimamente, di politiche oppressive e di ingiustizie sociali. Come sempre, le uniche vittime di questi sporchi giochi d’affari saranno i cittadini libici, come confermano le guerre in corso contro l’ Iraq e l’ Afghanistan. Ogni giorno, le forze dell’alleanza atlantica mostrano, in modo inequivocabile, come i cosiddetti “interventi umanitari” siano in realtà tappe di un progetto strategico, finalizzato al controllo delle risorse, soprattutto energetiche. Con la scusa di liberare i popoli dalle dittature, che fino ad un recente passato li hanno armati e sovvenzionati economicamente, sono state fatte solo vittime civili, infischiandosene dell’autodeterminazione dei popoli. Come cita un noto proverbio Africano: “Quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a rimanere schiacciata”.

In quest’orrido scenario, l’Italia, dotata di una classe dirigente incapace di rispondere su qualsiasi fronte, anche quello internazionale, ha ben pensato di accodarsi all’azione portata avanti da Francia, Stati Uniti ed Inghilterra, nonostante ricopra un ruolo di secondo piano, come dimostrano i recenti fatti di cronaca. Ha messo a disposizione le proprie basi e i propri uomini andando a violare, ancora una volta, l’Art.11 della Costituzione Italiana.

Come comunisti, ripudiamo qualsiasi tipo di guerra e chiediamo l’immediato “cessate il fuoco”, determinando che sia il popolo a decidere le sorti del proprio Paese, senza interventi imperialisti stranieri.

Per questo, e altro ancora, noi del Cantiere Caudino e Irpino per la Ricostruzione del Partito Comunista, aderiamo alla mobilitazione nazionale del 2 Aprile, organizzata dal “coordinamento 2 Aprile”, a Roma, e continueremo a scendere in piazza insieme alla federazione della sinistra Provinciale, così come è stato già fatto nella mattinata di Domenica 27 Marzo.

Ufficio Stampa Cantiere Caudino e Irpino per la Ricostruzione del Partito Comunista.