«Sto con Rinaldini e con il programma dell’Unione che prevede l’abolizione dello scalone. E come me la pensano la maggioranza degli operai di Mirafiori, come dimostrano le tremila firme raccolte, gli scioperi e le assemblee che abbiamo fatto in fabbrica». Pasquale Loiacono, delegato Rsu della Fiom alle Carrozzerie di Mirafiori, storico stabilimento torinese della Fiat, interviene così nel dibattito che si è aperto in Cgil sulla proposta per ammorbidire lo scalone formulata dal ministro Damiano: innalzamento dell’età pensionabile a 58 anni, più incentivi per i successivi tre anni, con verifica finale sui risparmi ottenuti. Secondo il leader della Cgil, Guglielmo Epifani, si tratta di una ipotesi ragionevole, mentre il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini, chiede il ritorno ai 57 anni e 35 di contributi.
Perché ha ragione Rinaldini?
Noi che lavoriamo alla catena di montaggio sappiamo cosa significa dover svolgere un lavoro ripetitivo e logorante per una vita intera. La speranza è di andare in pensione prima possibile. Quando arrivi a 57 anni di età e vedi che l'”asticella” ti viene spostata in avanti anche di un solo mese diventa un dramma. Ci sono tanti miei colleghi che hanno contratto malattie professionali, come tendiniti, ernie al disco ecc. La Fiat ha ottenuto la mobilità lunga fino alla pensione per 400 operai della Carrozzeria, la maggior parte dei quali ritenuti non più idonei per ragioni di salute. Al tempo stesso, però, il presidente Montezemolo sostiene che bisogna allungare la vita lavorativa. Perché allora non si preoccupa di migliorare le nostre condizioni di lavoro, a cominciare dall’abolizione del Tmc2, il sistema che aumenta del 20% i ritmi?
D’accordo. Ma se si escludono i lavori usuranti, è possibile secondo te aumentare l’età pensionabile?
Oggi è come oggi è difficile stabilire quando un lavoro è usurante. Anche un infermiere che fa i tre turni o una maestra d’asilo svolgono un’attività impegnativa e stressante. Seguendo questa strada, andrebbero esclusi dall’innalzamento dell’età metà dei lavoratori dipendenti. A questo punto ritengo più intelligente lasciare libertà di scelta ai lavoratori, dando incentivi a chi se la sente di continuare a lavorare. Faccio però presente che qui alle Carrozzerie solo un operaio, almeno che io sappia, ha fruito del superbonus previsto dalla riforma Maroni.
Cosa chiedi al sindacato?
I lavoratori hanno già chiesto in assemblea a dicembre ai segretari di Cgil Cisl e Uil di affrontare il problema delle pensioni in maniera democratica. Questo vuol dire che non ci può essere nessuna ipotesi di accordo firmata dalle segreterie confederali senza che prima ci sia stata la consultazione dei lavoratori. La stessa cosa l’abbiamo detta al segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano e al ministro Paolo Ferrero quando sono venuti a parlare con noi davanti ai cancelli di Mirafiori.
Come viene visto in fabbrica il braccio di ferro all’interno del governo? C’è Prodi che vuole abolire lo scalone, Dini che minaccia di votare contro, D’Alema che dice che non ci sono i soldi…
Tra i lavoratori c’è preoccupazione. Non si riesce a capire a che punto è questa vicenda. C’è chi parla di un accordo possibile entro l’estate, chi prevede un rinvio all’autunno. Il governo deve fare una proposta chiara rispetto alla quale i lavoratori decideranno come rispondere. Una cosa è certa: non possiamo accettare che si ripeta un nuovo 23 luglio, vale a dire che si sottoscriva un’intesa al ribasso alla vigilia delle ferie, con le fabbriche chiuse. Il sindacato deve capire che questa lotta non può più essere sostenuta solo dai metalmeccanici, vanno coinvolte tutte le categorie. Perciò penso che solo lo sciopero generale può dare la spinta decisiva per arrivare a un buon accordo.