«Assaggi questo croissant, assaggi signora, è delizioso». A Neuilly-sur- Seine, il comune più ricco di Francia, una piccola Svizzera addossata ai grattacieli della Defense, la city finanziaria di Parigi, tutto sembra «delizioso». I viali alberati, i centri di bellezza che occhieggiano agli angoli delle strade, le tolette per cani, i poliziotti che sorridono bonari all’uscita delle scuole, i postini in bicicletta, la pulizia maniacale di strade, aiuole, giardini, monumenti ai caduti. Persino i cartelloni con i volti dei candidati all’Eliseo sono perfettamente intonsi, neanche uno sfregio, una garbata derisione come accade nel resto del Paese. Deliziosa, ma tremendamente stucchevole la vita a Neuilly .
«Grazie mille madame», «Arrivederci monsieur», «le auguro una splendida giornata», «ha passato un buon fine settimana?». Nei negozi è un cerimoniale continuo di saluti e convenevoli, una cortesia squillante e protratta all’eccesso. E’ una città della Francia, ma potrebbe essere una versione europea del Truman Show , manca solo la bottiglia di latte davanti i portoni delle case e il cielo di cartapesta. La disciplina è il filo conduttore invisibile delle giornate dei riverains : pochissimi i reati registrati ogni anno, quasi inesistenti i delitti o gli episodi di violenza. I flic si aggirano discreti, ma costituiscono una presenza costante. Per il resto ci sono le piccole regole della convivenza. Nei giardini della chiesa San Pierre svetta una statua di Giovanna D’Arco, l’eroina della Francia profonda, cattolica e protoxenofoba del “non passa lo straniero”. Il regolamento del parco è draconiano, nell’ordine è vietato: «emettere suoni che possono arrecare fastidio», «distribuire volantini politici o pubblicitari», «svolgere attività commerciali», «camminare sulla pelouse », «arrampicarsi sugli alberi», «campeggiare». Attaccato a una quercia un cartello della parrocchia ricorda la comicità involontaria degli evangelici americani: «Cercate un senso alla vostra vita? Incontrate Dio a ogni età. Tel 0146439800».
La qualità della vita è ovviamente altissima, lo vedi dal numero di ultraottantenni che passeggiano per strada, dagli ospizi a cinque stelle che garantiscono se non compagnia ed affetti, una vecchiaia di agi e comfort. O dalle numerose donne incinte che escono dai parrucchieri d’alta moda. Il prezzo di questo “sogno” è inaccessibile alla maggioranza dei francesi: seimila euro al mese per un «pavillon di 85 mq», 3mila euro per un pied-à-terre di 40. L’acquisto delle sontuose ville Liberty o degli appartamenti esclusivi dell’Ille de Jatte è possibile solo attraverso “trattative riservate”.
L’antropologia degli abitanti dell’Alta Senna è il prodotto di stratificazioni successive, di ricchezze migranti intercettate e portate qui, nel fortino protetto, dalle classi dirigenti della “destra della destra” gollista. Alla borghesia veille France del dopoguerra si sono aggiunti nel tempo i nuovi ricchi che oggi sfrecciano in Porsche e Maserati sul boulevard Victor Hugo. D’estate prendono la tintarella in Costa Azzurra, l’inverno sciano a San Morritz e a primavera hanno un posto al sole al Rolland Garros, il tempio del tennis transalpino che sorge nel cuore del Bois de Boulogne, a due passi da Neuilly. Banchieri, costruttori, stilisti, avvocati di grido, uomini politici. E una caterva di vip dello spettacolo: gli attori Gerard Depardieu, Jean Reno, Cristian Clavier, i cantanti Patrick Bruel, Michel Sardou, Lara Fabian, il presentatore Patrick Poivre- D’Arvor (il Bruno Vespa transalpino), e altre decine di star e starlette del people parigino.
La boulangère continua a sfornare i suoi «deliziosi» croissants e a irretire clienti. Quando le chiediamo un commento sulle elezioni presidenziali di domenica, lo sguardo s’illumina per qualche secondo, poi con aria spavalda emette la sentenza: «Tanto vincerà lui, è il migliore di tutti, è anche meglio di Berlusconi». La sua collega sbotta in una risata: «Sono così certa che lui vincerà che potrei anche non andare a votare». «Lui», naturalmente, è Nicolas Sarkozy, il candidato della nuova destra, beniamino dei sondaggi e sindaco di Neuilly dal 1983 (a soli 27 anni) al 2002. Qui «lui» è più amato di Padre Pio. Quando sarà morto gli costruiranno un monumento, come è accaduto ad Achille Peretti, il padrino della città, sindaco dal 1940 all’83. A farlo entrare nel pantheon dell’Alta Senna c’è la storia di “Human bomb”, una consacrazione per Sarko. Il 13 maggio 1993 un uomo con il passamontagna entra in una scuola elementare di Neuilly minacciando di farsi saltare in aria con una carica d’esplosivo. La polizia e i media accorrono sul posto, ma non riescono a convincere lo squilibrato a liberare gli ostaggi. La svolta avviene quando il sindaco Sarkozy, in un climax da film hollywoodiano, inizia a trattare personalmente, ottenendo la liberazione di due bambini tra gli applausi della folla. “Human bomb” verrà fatto secco nel sonno dai corpi speciali, ma è solo un dettaglio nella mitologia sarkozista.
Questa comunità di contribuenti d’oro (il 15% dei residenti a Neuilly paga la tassa sulle grandi fortune) è diventata oggi il suo piccolo regno, la “Sarkoland” che si è costruito con fatica e furbizia, spesso compiendo manovre spericolate e sgambettando i suoi stessi compagni di partito, come è accaduto al temibile Charles Pasqua che doveva diventare primo cittadino dopo la morte di Peretti e invece è rimasto beffato sul traguardo dal lobbismo del giovane Sarko. Pasqua, autore delle famigerate leggi sull’immigrazione del ‘93, rappresenta una destra ideologicamente dura, e anche lui è tra i padrini. «Non abbiamo bisogno di Le Pen», spiegano le signore nella boulangerie. In effetti il leader xenofobo del Front National non spopola tra le casalinghe e gli uomini d’affari di Neuilly. A garantire la loro enclave di ricchezza etnicamente pura basta e avanza Sarkozy.
In linea d’aria, à vol d’oiseau , i ghetti di Nanterre, periferia calda a nord della capitale, disteranno non più di cinque chilometri, appena dietro le torri della Defense. Nella topografia sociale del Paese, sono invece due pianeti lontani, due dimensioni inconciliabili, gli estremi dell’elastico repubblicano che rischia continuamente di spezzarsi. Come quando, nel dicembre del 2005 la rivolta delle banlieues incendiava le notti francesi e Neuilly era circondata da cordoni di celerini. Il ministro dell’Interno Sarkozy, che aveva provocato quella rivolta, temeva in una rappresaglia di massa dei giovani maghrebini proprio contro la sua cittadella dei privilegi dove i francesi sono più francesi degli altri.