Nuova Tv. È a Roma. Una sede insolita che è bar e libreria e, se serve, seggio elettorale. Sfrutta la velocità e l’ubiquità di Internet, si costruisce con il suo pubblico. Recluta Grillo, spende poco, racconta vite, fatti e idee di sinistra che altri ignorano
Un ex scantinato, una squadra di buoni giornalisti e idee vincenti. Si può fare televisione anche così. Con un successo insperato, sfruttando le contraddizioni e le omissioni delle corazzate dell’informazione, infilandosi dove il duopolio non sa e non vuole arrivare, raccontando una realtà italiana troppo spesso rimossa. E parlando di politica. Da sinistra.
Il fenomeno Nessuno Tv è questo. Sta sul canale 890 del bouquet di Sky, anche se c’è una causa in corso per la collocazione accanto alle linee erotiche anziché nella fascia dei “500”, con le altre reti all news. Tre le parole chiave: partecipazione, tecnologia, notizie. E dunque interazione con gli spettatori, abbattimento dei costi, innovazione dei contenuti. Detto così è un mix perfetto. Ma il bello è scoprire come si ottiene.
Entri il sabato pomeriggio in un ex garage sulla via Ostiense (quartiere popolare di Roma, area in via di recupero, a un passo dal cavalcavia ferroviario e dai capannoni deserti degli ex mercati generali), entri e non trovi nessuno. C’è solo questo grande spazio aperto, mobili di design sulla rampa d’accesso, un bar di tendenza, lungo bancone e comodi di divani, una libreria insieme al bar. E un cartello che indica: «Nails ‘n more», unghie e non solo. Centro estetico.
Poi arriva un uomo alto e giovane, capelli lunghi, barba disordinata e un cane che gli corre a presso. «Nessuno Tv? Eccola. Sono l’amministratore delegato». Il sabato pomeriggio negli studi della televisione basta una sola persona. In un angolo del grande garage ecco una stanza più piccola, chiusa da vetri: un’infilata di monitor accesi e macchinari. Da qui si attacca e si stacca la diretta. Ed è quello che Bruno Pellegrini, proprietario e Ad di Nessuno Tv sta facendo proprio in questo momento: finisce il collegamento, tocca un tasto e parte la registrazione. Il resto della televisione sta fuori: a Milano, dove le telecamere seguono dal vivo il Big Talk della Margherita. E a Roma, qualche chilometro più avanti, dove si registra un servizio sulla manifestazione dell’Udc.
Certo, la sede di Nessuno Tv non è sempre così vuota. Anzi. Intanto perché dal lunedì e venerdì qui si alternano al lavoro una trentina di persone (fra tecnici e giornalisti). Ma anche perché il grande spazio del caffè – libreria ospita eventi e trasmissioni. Come il 16 ottobre, quando ha accolto il fiume ininterrotto dei votanti alle Primarie. Il primo seggio elettorale in uno studio televisivo. Il primo studio televisivo trasformato in seggio elettorale. Il tutto, naturalmente, in diretta. «Oggi per fare una televisione basta poco – osserva Pellegrini – Molto meno di qualche anno fa». Il budget di Nessuno Tv, precisa, è di circa 5 o 6 milioni di euro l’anno. I principali animatori del progetto sono tre. Lui, Pellegrini, ha una storia recente di produttore cinematografico (Private di Saverio Costanzo) e un passato in Fininvest e alla Bocconi. Il presidente è Luciano Consoli, uno dei fondatori del Riformista. Il direttore responsabile Claudio Caprara, un’esperienza nello staff di D’Alema e inventore della più diretta progenitrice di Nessuno, ovvero Iride Tv. Insieme a loro un manipolo di giovani giornalisti con il pallino di internet. Non a caso i programmi chiave della rete sono condotti da bloggers e sfruttano una struttura del tutto atipica. Come Controadinolfi, la registrazione in video della trasmissione a Radio Città Futura di Mario Adinolfi, ormai storico animatore di tutti i possibili circuiti di comunicazione alternativi. Un corto circuito fra due mezzi di comunicazione considerati spesso antitetici.
«Il nostro obiettivo- spiega ancora Pellegrini – vuole essere proprio questo: l’interazione con il pubblico. Dare visibilità ai contenuti che provengono dal basso». Il sistema è semplice e a basso costo. Il risultato è il primo esperimento italiano di blog tv: linguaggio aperto e struttura cross media: audio radiofonico, immagine televisiva e tanta Rete. Con soluzioni spesso semplicissime: per mettere in piedi la trasmissione di Beppe Grillo, neo acquisto di Nessuno tv, basta il comico e una web-cam. E a breve per inviare un video servirà solo un videofonino.
Tutto il palinsesto, del resto, punta su linguaggi nuovi e spesso spiazzanti. Basti pensare a Preti, venti storie di sacerdoti che raccontano i loro sentimenti, i loro sogni e i loro momenti di crisi, umana e religiosa. O a Più Lavoro, la trasmissione affidata al vicedirettore de l’Unità Luca Landò: il mondo del lavoro e i suoi problemi come non li troverete, almeno per ora, sulla Rai o su Mediaset. Oppure Amore a colori, che reintepreta il linguaggio televisivo alla Maria De Filippi (con grande ammirazione per la conduttrice di Canale 5), e racconta storie vere di passioni, sesso e immigrazione. Anche vicende estreme: nella terza puntata ci sarà una donna che è stata stuprata dai soldati-ragazzini del Rwanda.
La forza di Nessuno Tv (e il suo futuro) è nella capacità di stare nella Rete (il web, un mondo ancora sconosciuto alle grandi televisioni) e di fare rete. Ovvero rafforzare le alleanze con il mondo dei blog, dei siti internet, delle radio, dei quotidiani e delle televisioni private (sono una quindicina al momento quelle che trasmettono in chiaro i programmi della televisione satellitare). Poi, chiaramente, c’è anche la politica. Quella che aiuta a sobbarcarsi i costi di affitto del satellite per la diretta di una manifestazione da fuori Roma, quella che consente di rientrare in parte nelle spese con il rimborso per le emittenti legate a forze politiche. La possibilità è offerta dalla legge Gasparri, Nessuno Tv l’ha sfruttata fondando un movimento politico, Ulisse, con i senatori Franco Debenedetti (Ds) e Luigi Zanda (Margherita). In tanta innovazione una legittima furbizia? Il proprietario – factotum Bruno Pellegrini lo ammette senza mezzi termini: «Senza sussidio un progetto come il nostro non funziona». Ma in un futuro, magari, chissà…