Bailamme. Tutti contro tutti o quasi, mentre la base è imbestialita con la sua classe dirigente: per la sinistra radicale insomma è un momentaccio. Come quelle squadre che incassano un gol al novantesimo. Non riesce a riprendersi e forse neppure ancora a capacitarsi dal non essere entrata in Parlamento. Così il clima da “resa dei conti” non accenna ad affievolirsi. C’è chi tenta nonostante tutto di proporre: «Ripartire da Rifondazione comunista, che deve continuare a vivere per l’oggi e per il domani, è condizione assolutamente necessaria», secondo Paolo Ferrero, ministro della Solidarietà sociale (indicato come possibile/probabile nuovo segretario del Prc), sul suo blog. E c’è chi suggeriste una sorta di epurazione: «La sinistra cacci i salottieri e radical-chic, torni ad essere vicino al popolo e agli operai. A questo serve un nuovo Partito comunista senza trasformismi e arrampicatori», secondo Marco Rizzo, coordinatore nazionale dei Comunisti italiani.
Tornando al Prc, Franco Giordano fa sapere che si presenterà dimissionario al Comitato politico di sabato e domenica prossimi (e con lui l’intera segreteria del partito). Mentre l’area dell’Ernesto, una delle minoranze nel partito, va all’attacco: «Le dimissioni del segretario e della segreteria nazionale sono un atto dovuto. È il minimo che può fare il gruppo dirigente», dice Gian Luigi Pegolo (in una conferenza stampa in cui è presente anche Fosco Giannini). E aggiunge: «La
sconfitta elettorale mette in luce l’intrinseca debolezza del progetto della Sinistra arcobaleno, Che non ha futuro. C’è la necessità di delineare una proposta alternativa». Anche in casa dei Verdi sbattono le imposte. Ed un appello affinché contribuiscano insieme al Pd alla costruzione di una «casa dell’ecologismo riformista» lo lancia loro il neo-senatore Roberto Della Seta, responsabile ambiente nell’Esecutivo del Partito democratico: «Qui è lo spazio naturale per un ambientalismo volitivo, efficace, pragmatico, capace di contrastare oggi la vocazione anti-ambientale della destra italiana e di mettere l’ambiente al centro della rivincita riformista». La risposta arriva, brusca e a stretto giro, dalla senatrice Loredana De Petris: «Ringraziamo Della Seta per il suo “generoso” appello, ma i Verdi non sono in vendita. Si può continuare a difendere la causa dell’ambientalismo anche fuori dalle istituzioni parlamentari». E capitolo su un’eventuale casa comune “dell’ecologismo riformista” chiuso. Ma la risposta di Angelo Bonelli, appare assai più morbida e apre prospettive: «Ritengo che il dialogo con il Pd sia fondamentale, a partire dai grandi temi dell’ambientalismo e delle politiche energetiche», però «i Verdi non si sciolgono e guardano al Pd non come ad un nemico, ma come ad un alleato per il bene del Paese». È tuttavia «necessario» aprire un confronto «non solo con i Verdi, ma anche con la Sinistra Arcobaleno». Infine, ecco la base proprio della Sinistra Arcobaleno. «Dovete andare a lavorare», scrive via mail, uno dei tanti elettori di sinistra che hanno invaso la pagina delle lettere di Liberazione con la loro rabbia per il risultato elettorale dell’Arcobaleno, prendendosela in sostanza con i dirigenti politici. Il Manifesto fa di più: paginone centrale per una rubrica creata ad hoc: “Lettere extraparlamentari”. Il tono e deciso, senza sconti per nessuno. Scrive Aurelio Crippa, sempre sul quotidiano diretto da Piero Sansonetti: «Al titolo “Punto e a capo” va aggiunto “Si cambia”. Questo vale per i responsabili del disastro elettorale e vale anche per Liberazione».