Nella sezione di Tor BellaMonaca “Romeni? Fanno più paura i razzisti”

ROMA — «Altro che romeni. Chi dà fastidio, a Tor Bella Monaca, non sono gli immigrati che pure qui vivono in massa e sì, lo ammetto, bivaccano per le strade. A preoccupare sono i ragazzoni dell’estrema destra che hanno trovato, nell’indegna caccia allo straniero scatenata in questi giorni, una giustificazione alla loro ideologia xenofoba, la scusa per pestare e aggredire gente inerme». Gianni Ammendola è il segretario di Villaggio Breda, il circolo di Rifondazione che con il suo centinaio di iscritti tenta di organizzare il disagio della periferia «per trasformarlo in qualcosa di più costruttivo», dice. «Da queste parti manca tutto: palestre, strade, scuole… Se non ci fossero le parrocchie, unici punti di aggregazione sociale, qui sarebbe il deserto. Humus ideale per quanti predicano la paura».
Eppure un senatore del suo partito, Milziade Caprili, sostiene che anche il popolo della sinistra è stanco dei rom, che se potesse li caccerebbe via tutti. «Io vivo a Torre Angela dal ’63», replica stizzito Ammendola, «è una questione di cicli: per un periodo ce l’avevano tutti con i drogati, poi con i calabresi. Se ai primi del’90 gli americani avessero ragionato così solo perché Al Capone era italiano, i soldi delle rimesse ce li potevamo sognare. Bisogna imparare a distinguere. E a tollerare».
Stanotte Ammendola andrà ad attaccare sui muri della zona un manifesto di risposta al raid punitivo di venerdì sera, ma ha già avvertito i suoi: «Se vedete qualche movimento sospetto, mollate tutto e scappate. C’è un clima di odio politico che fa spavento, i romeni sono solol’ultimo dei pretesti». Un alibi, secondo l’esponente del Prc, utilizzato «anche dall’altra parte per coprire scelte politiche sbagliate: non si possono costruire campi da due-tremila nomadi, che inevitabilmente pesano sui quartieri dove sono dislocati. Specie se, come Tor Bella Monaca, già soffrono di una cronica penuria di servizi. Se avesse coraggio, Veltroni dovrebbe venire a vivere un mese nelle nostre case, in forma anonima però, come ha fatto quell’imprenditore del nord prima di accorgersi che con il salario pagato ai suoi operai era impossibile campare». Solo allora il sindaco capirebbe che «basta aumentare i controlli e applicare le leggi esistenti, non fare decreti che pescano nel mucchio e alimentano il razzismo».
Un decreto indigesto per Rifondazione. Che però «si può migliorare», anziché demolire, «anche per non fare un favore all’opposizione», taglia corto il segretario romano Massimiliano Smeriglio. «Bisogna coniugare fermezza e accoglienza così come dice Veltroni, al quale non faremo certo mancare il nostro sostegno». Un cambio di strategia non da poco. L’unica in grado di «fermare politici irresponsabili come Fini e Alemanno, che prima di parlare dovrebbero spiegare con quali risorse e strumenti si possono deportare 20mila romeni», conclude il parlamentare. «Lager e carri piombati sono un’esperienza che non vorremmo ripetere».