Nel 2009 quasi 800mila infortuni sul lavoro

L’anno scorso sono stati 790 mila gli infortuni sul lavoro, di cui oltre 1.000 mortali, più circa 300 vittime di malattie professionali. Queste le cifre ricordate dall’Anmil, l’associazione nazionale dei mutilati e invalidi del lavoro, in occasione della 60esima “Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro” che si celebra domenica 10 ottobre con iniziative in tutta Italia. Quella principale a Modena, in una lunga giornata cui, come di consueto, partecipano i vertici di sindacati, imprese e istituzioni, con un concerto gratuito dedicato proprio alla sicurezza sul lavoro.

Intanto la media di tre vittime al giorno è stata rispettata anche giovedì scorso: tre operai, due italiani e un albanese, hanno perso la vita a causa di incidenti nei luoghi di lavoro. Il primo in val Sarentino, provincia di Bolzano, dove un operaio albanese di 30 anni, che lavorava per una ditta edile è morto folgorato dopo che il braccio meccanico di una betoniera che stava manovrando ha improvvisamente toccato la linea dell’alta tensione. Il giovane è stato scaraventato in un piccolo torrente che scorre lungo la strada.

In provincia di Cuneo, ad Alba, è morto Amedeo Carlino, 58 anni: ha perso l’equilibrio cadendo da un balcone di un palazzo in costruzione. Nel Savonese, il titolare di un’impresa edile di Cengio-Bormida, il 45enne Vincenzo Squillace, è scivolato dal tetto di una palazzina in ristrutturazione, cadendo da circa sei metri d’altezza. Altra vittima, stessa dinamica, venerdì: un operaio di 67, Luigi Finazzi, residente a Villongo è morto a Torre Pallavicina (Bergamo) dopo essere caduto da un tetto alto di sei metri. L’incidente è avvenuto alle 14.30 in via San Rocco, nei pressi di un circolo ippico, come riporta Bergamonews.it.

“Le massime istituzioni – afferma l’Amnil in una nota – si confrontano sulle politiche da attuare per invertire l’andamento infortunistico in modo significativo e garantire miglior tutela alle vittime. Le cifre dimostrano che l’impegno comune finora profuso non è assolutamente sufficiente a tutelare la salute dei lavoratori e per questo bisogna trovare soluzioni che facciano applicare le norme sulla prevenzione”.