Il villaggio di Zumbelay è un ammasso disordinato e polveroso di case di argilla in riva al fiume Helmand, una decina di chilometri a est di Grishk. Ieri mattina è stato teatro di pesanti combattimenti tra talebani e forze governative afghane appoggiate dalle truppe Nato. La popolazione si era rifugiata nelle case. Anche Sadika, una ragazza di 22 anni, un figlio in grembo da cinque mesi. D’un tratto, il rombo dei jet seguito dai boati delle bombe. Un proiettile centra in pieno la casa di Sadika. I suoi familiari, alcuni feriti, la estraggono da sotto le macerie. Sanguina dall’addome. Una scheggia di bomba l’ha colpita proprio lì, nella pancia. Ora lei e suo figlio combattono contro la morte nel piccolo pronto soccorso di Emergency di Grishk, strapieno di feriti, soprattutto dopo che l’altro giorno ha chiuso i battenti l’Ibn-e-Sina Hospital, l’unica altra struttura medica della città.
«La situazione è drammatica», racconta il dottor Aziz, responsabile della piccola clinica di Emergency a Grishk. «Sui villaggi lungo il fiume, a est di qui, sono in corso da ieri mattina pesantissimi bombardamenti aerei, che si stanno progressivamente avvicinando alla città: hanno bombardato Zumbelay, da dove abbiamo ricevuto questa ragazza incinta, ma poi hanno colpito anche Dehe Adam Khan, un villaggio che sta solo un paio di chilometri da qui. Abbiamo paura che tra poco le bombe cadano anche qui in città, dove già sono iniziati i combattimenti. Da questa mattina si spara per le strade del centro abitato e alcuni proiettili hanno colpito anche il nostro pronto soccorso».
«L’unica buona notizia – si consola Aziz – è che la polizia afghana oggi ha riaperto la strada per Lashkargah, dove evidentemente la situazione è più tranquilla, quindi ora possiamo mandare i feriti più gravi all’ospedale di Emergency a bordo delle nostre ambulanze». Da Lashkargah, il logista di Emergency Luca De Simeis conferma: «Oggi qui, almeno per ora, la situazione appare più calma dopo i furiosi combattimenti degli ultimi giorni nei villaggi attorno alla città». Ma nessuno si fa troppe illusioni: ormai è evidente che la guerra, iniziata sulle montagne, ormai bussa alle porte del capoluogo della provincia di Helmand.
Almeno venti civili e settanta presunti talebani uccisi. Più decine di morti nelle fila dell’esercito afghano. Questo è il bilancio provvisorio dell’offensiva del Newroz che le forze Nato e afghane hanno sferrato giovedì contro le roccaforti talebane nel cuore della provincia di Helmand, tra Lashkargah e Grishk. Un’offensiva che ha spostato nelle pianure centrali di Helmand il fronte dell’«Operazione Achille», iniziata il 6 marzo nel nord montagnoso della provincia (nei distretti di Kajaki, Musa Qala, Naw Zad, Washir e Baghran) e nella quale sono impegnati 4.500 soldati del contingente Isaf-Nato (in gran parte britannici) e mille militari governativi afghani contro alcune migliaia di guerriglieri talebani.
* Peacereporter