E’ il ritorno dei Taleban? Non che fossero mai scomparsi gli «studenti di teologia», nonostante il crollo del regime Taleban a Kabul sloggiato dai bombardamenti americani nell’autunno del 2001. Gran parte della guerriglia armata anti-americana in Afghanistan è attribuita a vecchi i «neo» Taleban. Ora però il filmato circolato nei giorni scorsi in Pakistan fa pensare a un ritorno alle «origini»: vi si annuncia infatti la nascita di un «emirato islamico» in Waziristan. Il Waziristan è in Pakistan: è una delle «agenzie tribali», a statuto semi-autonomo, popolate da tribù di lingua pashtoo al confine con l’Afghanistan. Salvo il controllo dei confini internazionali, lo stato pakistano interviene molto poco nelle Agenzie, governate dai capi clan. Nel 2002 però l’esercito pakistano ha cominciato a entrarvi in modo massiccio, per la prima volta, per cooperare con le forse Usa nella «guerra al terrorismo». Prima il Waziristan settentrionale, poi quello meridionale: da allora si susseguono operazioni militari contro questo o quel capo clan accusato di ospitare «combattenti stranieri», a volte sentiamo annunciare che hanno annientato un gruppo di Taleban o colpito una loro base, spesso i nomi Taleban e al Qaeda sono accomunati. Tutto questo al prezzo di militarizzare il Waziristan, suscitare grande malcontento pubblico, chiudere l’intera zona ai giornalisti. E’ là che un mese fa un bombardamento delle forze Usa (sconfinate dal lato afghano) ha colpito otto civili, donne e bambini inclusi, suscitando grandi proteste e l’imbarazzo di Islamabad.
Ora la guerra (non dichiarata) del Waziristan segna una svolta. Risultato paradossale, dopo tre anni di campagna anti-terrorismo: i Taleban annunciano che il Waziristan è diventato un emirato islamico. L’annuncio è in un video diffuso qualche giorno fa, che il corrispondente in Pakistan di AsiaTimes online, Syed Saleem Shahzad, ha visto e descrive. Vi si parla dei preparativi per una nuova offensiva di attacchi (suicidi e non) in Afghanistan, nella primavera imminente. Ma il tratto saliente del filmato sono le immagini di apertura: girate a Miranshah Bazar, il capoluogo del Waziristan settentrionale, mostrano dei corpi maschili, decapitati, appesi all’ingiù. Nel video si spiega che il Waziristan era in preda a bande di criminali, che imponevano balzelli ai commercianti e diffondevano ogni traffico empio, spesso rapivano ragazzini che poi venivano sodomizzati; nei nascondigli del capobanda circolavano droghe, donne e alcool. Sono quei criminali – spiega il video – che i Taleban hanno sbaragliato e condannato a morte – e che il filmato mostra a sentenza eseguita, tra la folla che guarda e applaude.
Le immagini successive mostrano migliaia di giovani inquadrati durante un allenamento paramilitare, tutti con bandane su cui è scritto l’atto di fede musulmano, e un comandante che seleziona i candidati ai prossimi attacchi suicidi. Il video conclude: ora il Waziristan è uno stato islamico, e da qui i Taleban lanceranno la loro offensiva d’estate in Afghanistan. Secondo il corrispondente di AsiaTimes, ci sarebbe un centinaio di «squadre suicide» pronte all’azione. Vero o no, resta il richiamo alle origini: nel 1994 i Taleban erano emersi, guidati da un mullah di nome Omar e originario della regione di Kandahar, proprio presentandosi come moralizzatori che avrebbero sconfitto i criminali e ridato pace e sicurezza all’Afghanistan. Ricorsi della storia.