Mussi resiste, il Prc teme di trovare in piazza solo la Fiom

L’ultimo tentativo per convincere Fabio Mussi a partecipare alla manifestazione del 20 ottobre Franco Giordano lo ha fatto ieri, sull’aereo che portava entrambi a Torino per un confronto alla Festa di Liberazione. Non c’è stato verso. Al massimo la Sinistra Democratica può concedere una formula del tipo «non aderire né sabotare», per non rompere anzitempo la cosiddetta Cosa Rossa. Ma, quel che è peggio per il Prc, è che anche l’Arci è orientata ad assumere questa linea. Insomma, per farla breve, in piazza le uniche organizzazioni di una certa importanza saranno Rifondazione e la Fiom. Quella Fiom, cioè, che a stragrande maggioranza ha bocciato l’accordo voluto da Cgil, Cisl e Uil.
Rifondazione comunista è quindi costretta a percorrere un sentiero stretto. Non può non partecipare alla manifestazione, nonostante ormai rischi di assumere i connotati di un’iniziativa non solo anti-governativa ma anche anti-Cgil, ma non può nemmeno spingersi oltre. Arrivare, cioè, alla rottura. Perché se il popolo del Prc chiede la piazza è anche vero che, con altrettanta forza, invoca l’unità. I sondaggi, ultimamente non troppo favorevoli a Rifondazione, testimoniano questa difficoltà.
Dunque, fino a dove spingere l’acceleratore? Perché è un rischio tirare troppo la corda, ma lo è anche scendere in piazza e poi accontentarsi di un accordo purchessìa. Franco Giordano, leader del partito, con i suoi nega che vi siano problemi: «Fossero queste le difficoltà. In fondo stiamo dettando l’agenda politica. Quanto al referendum del sindacato è scontato che vincerà il sì ma vedrete che in alcune importanti aree del Nord vi saranno dei risultati interessanti. Siamo in una botte di ferro. E’ ovvie che Epifani è in agitazione perché è in difficoltà e teme che sia modificato il protocollo che ha firmato, ma è altrettanto ovvio che noi vogliamo portare a casa delle cose».
Giordano ostenta tranquillità. Però tenere la manifestazione a una decina di giorni dall’esito di un referendum dove i sì vinceranno non è cosa semplice (anche se la stessa Cgil teme che sulla consultazione pesi l’effetto Grillo). Come non è semplice la gestione dei rapporti con la Sinistra Democratica. Il Prc vuole assolutamente l’accordo, anche perché Fausto Bertinotti non si stanca mai di ripetere che quello è l’obiettivo. Un obiettivo non impossibile: lo stesso Mussi spiega che bisogna arrivare a una federazione delle sinistre. Non impossibile ma difficile da raggiungere, perché ogni giorno c’è un ostacolo. E la controfinanziaria che la “Cosa rossa” consegnerà al premier è un documento che conferma tutte le difficoltà del momento. C’è l’accordo su tutto. Tranne che su un particolare di non poco conto: le pensioni. Non a caso sui contenuti, nel documento che è stato preparato ma che deve essere ancora limato, c’è un passaggio assai vago perché mentre Rifondazione comunista è contraria alla riforma previdenziale del governo Prodi, la Sinistra Democratica di Fabio Mussi è d’accordo. Unico punto in comune non mettere le pensioni in Finanziaria.
I problemi, però, Rifondazione li ha anche in casa propria. Non si tratta della scissione di Salvatore Cannavò, che ormai è data per acquisita da mesi. C’è anche il “caso Cremaschi”. Il segretario nazionale della Fiom è particolarmente attivo. Lui giura che non farà la scissione (anche se questa ipotesi continua a circolare) però a qualche amico ha già confidato che potrebbe non partecipare al Congresso del Prc previsto per l’anno prossimo. Ma c’è una questione che è più impellente e prossima: il voto della Finanziaria e collegati vari al Senato. L’altro ieri il senatore Fosco Giannini ha spiegato ad alcuni colleghi parlamentari di essere intenzionato a non votarla. E oltre a lui, a palazzo Madama, potrebbero esserci altri due, tre dissidenti. E’ una bella grana, sia per il Prc, sia per il governo. Ma il vero scoglio riguarda il capitolo pensioni, perché quella riforma previdenziale non può votarla Rifondazione tutta. Il segretario del Prc lo ha già fatto sapere al presidente del Consiglio. L’unica soluzione perché il partito di Franco Giordano sia costretto a digerire le pensioni è quella di porre la fiducia. Già, ma se i malpancisti non voteranno neanche così (e questo, al momento, è l’orientamento di Fosco Giannini) , per il governo potrebbero essere guai grossi…