Murdoch “lo squalo” all’attacco della Telecom

Con ventiquattro miliardi di dollari di fatturato la News Coorportation di Rupert Murdoch è una delle più grandi multinazionali dei media, una delle sette sorelle che controllano il mercato mondiale dell’informazione. Nato in Australia, sbarcato in Inghilterra dove avanza cavalcando l’onda dei tabloid scandalistici dell’infotaiment anglosassone (The Sun, The Sunday Times), incoronato in America con la Fox News nettamente schierata tra le truppe d’assalto del comandante in capo Bush, Rupert Murdoch è uno degli uomini più potenti del mondo, in grado intercettare e veicolare la pubblica opinione, determinare stili di vita e consumi culturali.
Negli anni bui che seguirono l’11 settembre la Fox News, tv via cavo all-news, diretta concorrente della Cnn, si distingue per uno stile giornalistico partigiano e patriottico, per il sostegno all’avanzata dei neocon verso la guerra in Iraq. Uno scambio ruoli tra politica e giornalismo fino ad allora sconosciuto, negli Usa del Watergate, dei Pentagon Paper, di Seyour Hersh. Roger Alies, a capo della tv giornalistica, viene dalla politica, dal team elettorale di Richard Nixon. Tony Snow, attuale portavoce della Casa Bianca, è un ex ancorman della Fox. Una scelta poltica, quella di Murdoch, che si sposa col businnes: la tv militante americana negli ultimi anni è riuscita a battere le proprie dirette concorrenti, come la Cnn. La scontro, però non riguarda solo le testate giornalistiche, ma l’intero settore delle telecomunicazioni: le sette sorelle dei big media, infatti, si danno battaglia su tutti i formati: produzioni cnematografiche, libri, internet, tv e giornali, distribuendo i propri prodotti in tutto il mondo. L’ultima frontiera dello squalo- così viene chiamato Murdoch per la sua voracità negli affari- è internet, con l’investimento della BSkyB inglese nel settore degli accessi a banda larga (in concorrenza con British Telecom) e la partnership conMy Space, portale di social network, rete di siti autoprodotti che mettono in comunicazione ben 51,4 milioni di utenti secondo i calcoli di comScore. Una partita che Murodoch dividerà con un altro colosso della rete, Google, per spartire una torta che nel 2010 potrebbe valere 2,5 miliardi di entrate pubblicitarie. Inoltre Murdoch è forte nel mercato asiatico, dove possiede circa 40 canali televisivi. In Italia lo squalo, è monopolista nel settore della tv digitale satellitare. Ieri notte, in una conferenza stampa a Manhannat, il magnate australiano ha comunicato i dati del fatturato della sua Sky Italia: 212 milioni di utili, con una crescita di 513 mila utenti negli ultimi 12 mesi, che la porta a quota 4 milioni di spettatori. Cosa accadrebbe se una tale potenza economica decidesse di entrare in Telecom? Secondo molti analisti il futuro della convergenza digitale spingerà al massimo livello di concentrazione: l’accesso totale, dove sarà impossibile distinguere la piattaforma dai contenuti. Telefoni, internet provider, reti, contenuti sotto il controllo dello stesso proprietario? E’ forse questa la partita di Telecom. L’acquisizione del gruppo da parte dello squalo australiano, aggiungendo al controllo dei contenuti quello delle reti, renderebbe imbattibile la potenza della filiale della multinazionale nel nostro paese. Per ora Murdoch si dice interessato solo ad un accordo industriale con Telecom: la fornitura dei contenuti per la tv via internet (IPTV). Ma se la fusione anticipata dai giornali dovesse divenire realtà nei prossimi mesi il nuovo pericolo della concentrazione dei media diventerebbe reale. Quello che lunedì, secondo l’Unità, Bersani stigmatizzava con queste parole: «Il proprietario delle autostrade non può essere la stessa persona che produce le automobili». Cosa farà, adesso il governo, per difendere il mercato nazionale delle telcomunicazioni dall’attacco dello squalo?