Muore Pinochet, il Cile in piazza

Pinochet è morto alle 14.15 (le sei e un quarto del pomeriggio in Italia) nell´ospedale militare di Santiago dopo una nuova crisi cardiaca che lo aveva colpito dopo l´una e mezza. Un decesso improvviso e inatteso, almeno dai medici dell´unità coronarica dell´ospedale, che lo avevano trasferito dalla terapia intensiva venerdì scorso e nell´ultimo bollettino letto sabato mattina avevano scritto che sarebbe stato dimesso dall´ospedale al più tardi entro domani. Tra il nuovo infarto e la morte sono trascorsi appena 45 minuti ma la maggior parte dei familiari di Pinochet hanno fatto in tempo a raggiungere l´ospedale, che si trova nella zona nord della capitale cilena, nel quartiere di Providencia, per assistere ai disperati tentativi dei medici di rianimare l´anziano ex dittatore cileno. Pinochet aveva compiuto novantuno anni il 25 novembre scorso. Nella notte fra sabato e domenica scorsi (2-3 dicembre) aveva avuto il primo infarto dal quale però sembrava essersi rapidamente ripreso tanto che molti avevano pensato ad una ennesima messa in scena della famiglia per evitare quella che hanno chiamato «una persecuzione giudiziaria inaccettabile».
Appena si è diffusa la notizia della morte, tra l´incredulità e la sorpresa, il Cile è esploso e a Santiago migliaia di persone si sono date appuntamento in piazza Italia, frontiera tra la zona nord (quella pinochettista) e la zona sud (quella povera) della capitale, per festeggiare la notizia. «E´ una liberazione», ha spiegato Cesar Bunster, uno dei ragazzi che organizzò nel 1986 il fallito attentato a Pinochet. «Non stiamo festeggiando la morte di una persona – ha detto ai microfoni di radio Bio Bio – ma la fine di un incubo che dura da più di trent´anni». Bunster, come la maggior parte di quelli che parteciparono all´operazione “Siglo XX”, il fallito agguato del Cajon del Maipo, sulle Ande cilene, è figlio e parente di vittime della dittatura. Altre manifestazioni si sono svolte nei quartieri periferici e davanti al palazzo della Moneda dove, vicino alla statua che ricorda Salvador Allende alcune persone hanno realizzato una cerimonia commemorativa. Mentre una donna, intervistata dalla tv cilena, ha sottolineato come la fine di Pinochet non poteva essere più emblematica: «E´ morto – ha detto – nella giornata mondiale dei diritti umani». Più tardi sono scoppiati incidenti tra la polizia e i manifestanti anti-Pinochet nella zona del palazzo della Moneda.
L´altra faccia dello scenario è la folla, circa duemila persone, che si è subito raccolta in omaggio a Pinochet davanti all´ospedale militare e l´esercito che ha ordinato di tenere le bandiere a mezz´asta nelle caserme di tutto il paese. L´ex dittatore era l´ultimo componente della giunta militare che rovesciò il presidente Allende l´11 settembre del 1973 ancora in vita. Il generale Leigh, comandante della forza aerea, che ordinò il bombardamento della Moneda, è morto nel 1999 a 79 anni. Mentre l´ammiraglio Merino e il comandante dei Carabineros, Mendoza, sono deceduti entrambi nel 1996.
Numerose le reazioni in tutto il mondo alla notizia. La più significativa è quella della Casa Bianca che esprime solidarietà per i familiari delle vittime e condanna apertamente la dittatura di Pinochet. Com´è noto, Nixon e Kissinger, allora presidente e segretario di Stato, organizzarono la caduta di Allende per fermare un´ipotetica svolta socialista in tutta l´America Latina e appoggiarono le fazioni golpiste nell´esercito cileno fino a convincere lo stesso Pinochet, all´inizio molto restio e titubante, a guidare il colpo di Stato.
Pinochet se n´è andato senza pagare per nessuna delle sue numerose colpe. Dal tradimento di Allende, che lo nominò capo dell´esercito, pensando che fosse un generale leale alla Costituzione, alle migliaia di persone torturate, a quelle ammazzate e a quelle fatte sparire. Diciassette anni di terrore dal 1973 al 1990 nel corso dei quali migliaia di cileni vennero costretti all´esilio e altre migliaia furono perseguitate e uccise dalla polizia segreta. Ora, l´unica causa giudiziaria che rimane aperta è quella che riguarda tutta la famiglia dell´ex dittatore. I milioni di dollari del “tesoro” sottratti allo Stato cileno ed esportati all´estero.