Morti nei cantieri, nuove vittime

Infortuni a Roma, Vasto e Fermo. La Fillea denuncia il sistema dei subappalti. Ires Cgil: i precari sono più esposti e meno informati
Nuova tragica serie di morti sul lavoro, ieri, con un bollettino che si aggiorna purtroppo senza sosta. A Roma è morto un giovane edile, Carlo Merola, di 24 anni, che lavorava in un cantiere della Roma-Fiumicino. L’operaio è rimasto schiacciato da un mezzo, il battipali, che si è rovesciato; insieme alla sua squadra stava costruendo la complanare per l’accesso alla terza corsia del Grande Raccordo Anulare, al chilometro 7,6 dell’autostrada. A Vasto, nel pescarese, è morto un altro operaio: Giuseppe Di Ilio, 40 anni, è precipitato dal terzo piano di un edificio in costruzione. Stava lavorando con un montacarichi che si è staccato improvvisamente, provocando la caduta del manovratore da un’altezza di circa 10 metri. Di Ilio è morto all’istante, schiacciato dal montacarichi. E ancora: in un’azienda del fermano, a Ortezzano, è morto un altro ragazzo di 24 anni, Andrea Gagliardoni, di Porto Sant’Elpidio. Il giovane è rimasto impigliato con il capo in un macchinario per la produzione del frontale delle lavatrici, all’interno della ditta Assoplast. Intanto, sempre ieri, dall’Ires Cgil è stata diffuso uno studio sulla sicurezza e il lavoro precario: gli «atipici» percepiscono meno i pericoli, perché in genere sono meno formati e informati, e sono perciò più esposti agli infortuni sul lavoro.
«Perché le imprese non mettono in sicurezza i lavoratori?», chiede Sandro Grugnetti, segretario della Fillea Cgil laziale: «Nel 2006 – continua – si sono registrati già 8 incidenti mortali nel Lazio di cui 5 a Roma. Lo scorso anno si sono perse ben 20 vite umane, e molti lavoratori hanno lasciato le loro famiglie senza neppure un sostegno economico su cui contare». La Fillea Cgil denuncia il continuo ricorso al subappalto: l’impresa Sif, dove lavorava l’operaio morto sulla Roma-Fiumicino, aveva ottenuto il subappalto dalla società Tonini per la messa in opera dei pali. «Soprattutto nella realizzazione delle opere pubbliche, le grandi società – spiega Grugnetti – una volta acquisiti grandi lavori, impegnano direttamente una quantità di lavoratori che si possono contare sulle dita di una mano. Il resto è formato da una catena di subappalti, utilizzati fuori dai limiti del normale».
Dall’Ires invece viene un’analisi preoccupante sul lavoro precario: non solo gli «atipici» sono svantaggiati sul fronte contrattuale, ma sono anche maggiormente esposti al rischio infortuni rispetto ai lavoratori stabili. I precari – spiega l’Ires Cgil – sono infatti troppo preoccupati di perdere il posto per valutare i rischi per la salute e la sicurezza del lavoro. Dalla ricerca emerge che gli atipici, nel 61,9% dei casi, sono molto preoccupati dell’eventualità di perdere il lavoro contro il 15,2% dei lavoratori standard. Il 30,1% dichiara però la totale assenza di rischio nei luoghi di lavoro, contro il 16,9% delle risposte fornite dai lavoratori a tempo indeterminato. Il lavoratore atipico percepisce in misura inferiore ad un suo collega con contratto a tempo indeterminato i rischi a cui è sottoposto. Il 25,2% dei lavoratori manuali atipici non percepisce rischi lavorativi, contro il 15,4% dei manuali a tempo indeterminato. Inoltre, il 23,6% dei lavoratori a tempo indeterminato descrive un contesto lavorativo caratterizzato da fattori di rischio «alto o molto alto», contro solo il 19,4% dei manuali atipici. «Da questo quadro – ha spiegato il presidente dell’Ires Agostino Megale – appare chiaro come adeguate politiche di prevenzione e tutela debbano fare perno sulla formazione e l’informazione sui rischi del lavoro, che spesso la condizione occupazionale non consente di percepire. Si tratta quindi di favorire, tra le imprese, una cultura della sicurezza che sia considerata come un vantaggio, in termini di qualità del lavoro e dei processi. Dove c’è meno sindacato c’è più rischio». La scarsità dell’informazione, conclude l’Ires, rende necessario il lancio di una campagna in cui coinvolgere il servizio pubblico della Rai.