“Morte ai comunisti”. Un grido di odio in Valle d’Aosta

«Morte ai comunisti»: questa notte (12 agosto, ndr) un gruppo di provocatori fascisti ha vergato questa e altre scritte sulla vetrata della sede dell’Espace Populaire di Aosta, spazio di aggregazione politica, sociale e culturale promosso da Rifondazione Comunista.
Un’azione squadristica (il gruppo è penetrato nella sede sfasciando sedie e pannelli) che, sottolinea Piero Valleise, segretario regionale del PRC, « non ci intimorisce perché non riesce a fermare quello splendido processo di aggregazione e socializzazione a cui abbiamo dato vita con l’Espace Populaire».

Valleise comincia da qui, dall’importanza, anche simbolica, del luogo: « E’ uno spazio unico nel suo genere nella Valle, lo chiamiamo la “casa dei popoli”. Settimanalmente vi teniamo un numero importante di iniziative, in ambito politico, sociale, culturale e ricreativo. Dal corso di arabo al corso di tango, dalle carte agli scacchi, dal coro al calcio e, insieme a questo, un numero considerevole di iniziative politiche di livello. L’ultima il 6 agosto, prima di chiudere per la pausa estiva, quando abbiamo invitato, insieme alla deputata del Prc Marilde Provera, un compagno libanese ed uno palestinese, per discutere della tragedia del Medio Oriente. La nostra bandiera è, da due giorni, abbrunata per la morte di Angelo. L’Espace Populaire è tutto questo. Questo è ciò che questi fascistelli hanno voluto colpire. »

Alla domanda su quale sarà la reazione del territorio, Valleise assicura: « la Val d’Aosta ha una solida tradizione antifascista. Abbiamo pagato pesantemente, anche in termini di morti, la tragedia del fascismo, fino al 1945. La cittadinanza e le altre forze politiche democratiche stanno prendendo in queste ore posizione. Mi è appena giunta la solidarietà della Cgil: sono convinto che tutta la Val d’Aosta anti-fascista, come sempre ha dimostrato di saper fare, reagirà con spirito di solidarietà.»

E il Partito, cosa intende contrapporre a questa vigliacca e stupida brutalità ?
« Innanzitutto abbiamo sporto denuncia alla Digos, che ha iniziato ad indagare. Ma soprattutto non vogliamo perdere nemmeno un minuto: continueremo a produrre, con ancora maggiore forza, quelle iniziative che hanno dato fastidio. Loro hanno fatto “il più uno” in chiave violenta. Sta a noi rispondere con “il più uno” in chiave assolutamente pacifica, facendo, come sempre, informazione e lotta anti-fascista.»