Morte accidentale del popolo Rom

Intervista a Dario Fo La Comunità Europea ha definito i campi nomadi “luoghi di segre-gazione razziale”, i Rom/Sinti, secondo i monitoraggi della stessa Comunità, continuano ad essere le popolazioni più discriminate e sottoposte ad atti di violenza razziale d’Europa. A Milano, invece di smantellare i “luoghi di segregazione”, col “patto di legalità” ed i “campi” presidiati dalle forze di polizia si sta lanciando un esperimento che vogliono riprendere anche a livello nazionale

La sinistra tace e Dario Fo trova ancora tempo di impegnarsi per la “questione Rom”: “Ho ancora il coraggio di incazzarmi”, dice. L’oggetto della nostra conversazione si chiama “patto di legalità”, un “patto” che porta ad affrontare la tematica Rom esclusivamente dal punto di vista dell’ordine pubblico e non, come lo stesso premio Nobel alla letteratura aspicava, dal punto di vista della giustizia sociale.

Quale solidarietà a Milano?
Mi sento tradito da questa Milano, in cui non mi riconosco più. Che ormai potrei chiamare razzista, perché come dovremmo chiamare altrimenti il fatto di bruciare le tende per i rom? Tende dove dei poveri disgraziati, sbaraccati da un insediamento abusivo, devono restare per soli tre mesi? (le tende bruciate ad Opera)
Milano ha perso se stessa, la sua anima, quell’ attitudine all’acco-glienza che un tempo non era un’idea, ma era una certezza. Non ho molto da dire al Comune del sindaco Moratti, la destra di governo, perché la destra fa il suo mestiere. È ad altri che vorrei parlare: La sinistra deve avere più coraggio nel difendere la solidarietà, la “solidarietà come tenerezza dei popoli” – l’avete dimenticato? Mentre ai milanesi, a tutti i milanesi, dico e ripeto: Indignatevi. La mancanza di indignazione è il solco profondo verso il seppellimento della coscienza.

Adesso, a partire dal patto di “legalità e socialità” che devono fir-mare i residenti del “campo Rom” del Triboniano, con presidio di forze dell’ordine 24 ore su 24, i Comitati di quartiere chiedono an-che una recinzione e telecamere. Cosa è diventata Milano?
Una città di ghetti. Una recinzione sarebbe indegna. Ma i muri ci sono già nel linguaggio, nei gesti, barriere psicologiche molto più insormontabili e lugubri di una recinzione. Sono i pre-giudizi quasi archetipi culturali verso i Rom. Qualsiasi persona civile sarebbe contraria a recintare degli esseri umani. Come spiegano gli antropologi c’è ancora in atto, persiste da 500 anni ormai, una forma di trattamento “differenziale” verso i Rom. Come all’epoca nazi-fascista. Ormai siamo su una china disumana. Milano si eccita e discute con passione se alla Scala un tenore canta bene o no e poi scompare davanti ai problemi civili.

E Dario Fo come si sente e vive in questa città?
Malamente. Non mi appartiene più. Davanti a quello che sta succedendo ai Rom provo un’indignazione dolorosa. Perché ormai abbiamo proprio superato il limite dell’egoismo, andiamo verso un pericoloso clima di xenofobia. La “questione Rom” è trattata solo come problema di ordine pubblico e non dal punto di vista della cittadinanza attiva. Le guardie presidiano dei “campi nomadi” che sono diventati dei ghetti, che per il solo fatto di esistere producono disagio ed allarme sociale. Il problema sono i ghetti, da chiudere subito, e non quelli che ci sono rinchiusi dentro. Altrimenti non ci resterà che mandare a fuoco le loro baracche e ospitarli in un sano campo di concentramento. Non dimenticate quanti ne hanno ingabbiati e asfissiati i nazisti: “zingari”, oppositori politici, ebrei, omosessuali, testimoni di Geova, disabili. Gli unici che continuano ad essere “differenziati” sono i Rom e Sinti. E la cosa che mi indigna più di tutto è l’indifferenza della gente davanti a tutto questo.

Come ricorda la Milano dei suoi tempi?
Quella città era vera, autentica. Non era retorica. Mi ricordo che da ragazzo avevo la certezza che Milano fosse una città generosa, una città che si faceva carico dei problemi degli altri, una città che ha accolto tante persone che arrivavano qui con la speranza e che hanno dato prestigio a Milano. Oggi, invece, è disattenzione indi-spettita, spesso annoiata. E devo confidarvi: ciò che mi ha mag-giormente rattristato è il comportamento della sinistra. Mi sento deluso: durante la campagna elettorale per il Comune a cui ho partecipato ho conosciuto proprio una politica di poco conto.

C’è una paura della sinistra perché il problema Rom -“zingari”, è impopolare e fa perdere voti?
Certo, ma anche, in generale sui Diritti Umani affrontati solo dal punto di vista della sicurezza sociale. Mi chiedo come si pone la sinistra davanti alla sua storia. Le cito solo un fatto: esattamente un anno fa ci fu il problema dei profughi africani, gente che fuggiva dalla guerra e dalle persecuzioni, accettati dal nostro Stato con diritto di assistenza e protezione, arrivati a Milano e abbandonati a se stessi. Ebbene allora a sinistra ci fu un’assoluta mancanza di attenzione per quel dramma civile, pochi vennero con noi, “cani sciolti”, a manifestare per loro. La sinistra ufficiale semplicemente non c’era. Ho trovato allora un vuoto terribile. E il vuoto poi si paga anche come voto a rendere.

Essere governata da 15 anni dalla destra, influisce su Milano?
Certo. La destra continua a suonare da anni il flauto magico dell’oblio civile. La destra ha un unico assillo, i quattrini, business e mondanità, e si interessa solo di rendere sempre più evidenti e forti i privilegi: i diritti di pochi si chiamano privilegi. Ma c’è un dovere, una dignità: anche quando sei minoranza devi farti sentire. Nel campo della sinistra non si gioca al rilancio, ma solo all’acquattata! Si sta a guardare, stando attenti a farsi più in là quando passa una ruspa.
La Comunità Europea ha definito i campi nomadi “luoghi di segre-gazione razziale”, i Rom/Sinti, secondo i monitoraggi della stessa Comunità, continuano ad essere le popolazioni più discriminate e sottoposte ad atti di violenza razziale d’Europa. A Milano, invece di smantellare i “luoghi di segregazione”, col “patto di legalità” ed i “campi” presidiati dalle forze di polizia si sta lanciando un esperimento che vogliono riprendere anche a livello nazionale.
E’ da 500 anni che i Rom/Sinti sono discriminati e quella a cui stiamo assistendo è la “morte accidentale del popolo Rom”. “Accidentale” ed “istituzionale”, e col tacito assenso della sinistra, come quella dell’anarchico del mio dramma teatrale degli anni settanta del secolo scorso. Se Milano lancia un progetto “nazionale” di discriminazione, bisognerebbe partire da Milano per lanciare una mobilitazione “nazionale” contro la segregazione e per i pieni diritti di cittadinanza del popolo Rom.

*Romano Lil, edizione telematica del foglio di viaggio “romano” dell’Opera Nomadi