La Bolivia ha un nuovo presidente e gli indios delle Americhe un monarca per sognare, caricato dall’energia di un grandioso rito andino. Il primo potrà far bene o fallire, ma difficilmente il secondo farà dimenticare le emozioni e le aspettative suscitate dalla festa che si è svolta ieri a Tiwanaku, il maggior sito archeologico boliviano, non lontano dalla capitale La Paz. Evo Morales aveva promesso prima delle elezioni che il lato simbolico della sua vittoria – primo indio al potere dopo 5 secoli – avrebbe avuto priorità su quello politico e costituzionale. Così è stato. Oggi Morales giurerà come presidente, davanti a capi di Stato e ambasciatori, ma sarà una passeggiata rispetto alle responsabilità della doppia investitura che ha ricevuto ieri: massima autorità spirituale del mondo andino e leader assoluto delle comunità indigene. Una complessa cerimonia il cui rituale si perde nella storia e non veniva riproposto, si dice qui, da duemila anni.
In un discorso emozionato, l’ex sindacalista cocalero vestito da capo a piedi (nudi) come un imperatore precolombiano ha riproposto le parole d’ordine del suo trionfo: la lotta dura contro il neoliberalismo e la riappropriazione pubblica delle risorse naturali. Così, e attraverso una profonda riforma costituzionale, Morales trasmette a milioni di miserabili del suo Paese la speranza di «mettere fine dopo cinque secoli allo Stato coloniale, attraverso l’inizio di una nuova era» e il riscatto degli indios dallo sfruttamento. La storia può ricominciare, insomma, ma Morales non dimentica di citare la rivoluzione cubana e il suo mito di sempre, Che Guevara. «Noi poveri abbiamo diritto a governare, noi popoli e indios oggi siamo Presidente», ha aggiunto, usando un vezzo comune nei suoi discorsi, riferirsi sempre al plurale. Da ora ne ha qualche ragione in più, perché quella di ieri è stata una vera e propria, per quanto simbolica, incoronazione d’altri tempi.
Decine di migliaia di sostenitori hanno affrontato freddo e pioggia, decine di ore seduti in pullman o in piedi su cassettoni di vecchi camion per arrivare alle rovine del Tiwanaku, nell’aria rarefatta dei 4.000 metri di altitudine, dove prima degli Incas regnava una misteriosa civiltà dedita all’agricoltura e alla costruzione di imponenti palazzi. Per la Bolivia è un evento mediatico senza precedenti, con centinaia di telecamere da tutto il mondo. La macchia di colore sui prati attorno alle rovine è quella inconfondibile del mondo andino, con uomini, donne e bambini nei tipici costumi, bande musicali, striscioni, ma anche centinaia di ambulanti, giunti dall’alba per cercare di vendere una banana, una bevanda o improbabili teli di plastica contro la pioggia. Altri gruppi, più politicizzati, ci ricordano che la Bolivia è l’ultima Mecca dei movimenti no global.
Evo Morales è arrivato scalzo, vestito con una tunica rossa, e man mano che il rito procedeva ha assunto le sembianze di un sacerdote del Sole, la massima divinità andina, con un mantello colorato della dinastia Tiwanaku che non veniva usato da 10 secoli, una collana di fiori bianchi e un berretto a quattro punte che simboleggia i punti cardinali. Dopo un rituale di pulizia spirituale, il leader indio ha percorso a piedi le rovine camminando su petali di fiori fino alla porta principale delle rovine. Qui 4 massime autorità religiose gli hanno consegnato il bastone del comando, e il titolo di leader assoluto delle comunità indigene. Il giuramento di rito alla Pachamama, la Madre Terra, ha chiuso la cerimonia, dove le due lingue della Bolivia, lo spagnolo e l’aymara, quella degli invasores e quella delle vittime, hanno goduto di egual dignità. Morales era accompagnato dalla sorella Esther, a sorpresa nominata primera dama della Bolivia: modesta negoziante di Oruro, ha 54 anni e per Evo è stata una seconda madre. Il nuovo presidente non è sposato e fino a ieri si pensava che la carica femminile sarebbe rimasta vacante.
Alla vigilia della investitura politica, Morales ha lanciato nuovi segnali di un modo del tutto originale di governare. Il suo braccio destro nella lotta al narcotraffico sarà un cocalero , ha dichiarato tutti i beni che possiede e non intende vivere nella residenza ufficiale. Suspence per oggi: indosserà la solita chompa a righe o finalmente giacca e cravatta?