Mons. Nogaro sul rifinanziamento della missione afghana

17 luglio 2006

* vescovo di Caserta, contro il rifinanziamento della missione militare in Afghanistan

UFFICIO COMUNICAZIONI SOCIALI
DIOCESI DI CASERTA – COMUNICATO STAMPA

“In nome della coscienza e della vita di ogni uomo, non credo si possa tacere sulla missione militare in Afghanistan, dove la pace viene sistematicamente distrutta. L’Afghanistan è più lontano dell’Occidente da tutti i punti di vista, è molto meno popolato e fa meno notizia dell’Iraq. Non passerà molto che i crimini sistematici commessi in Afghanistan saranno riconosciuti e universalmente condannati”.
È intervenuto così, molto duramente, sulla questione del rifinanziamento della missione militare in Afghanistan, durante un incontro con alcune associazioni di volontariato cattolico di Caserta, il pastore della diocesi campana mons. Raffaele Nogaro. Il presule casertano non è nuovo a prese di posizione del genere, essendo uno dei vescovi costantemente più impegnati per la Pace nel mondo. Il suo intervento, dunque, non è collegato all’agenda politica italiana e alle decisioni che prenderà in questi giorni il Parlamento, ma alla necessità che sia sempre il Vangelo e la Pace a prevalere in ogni occasione, anche se la Politica dovesse decidere altrimenti per motivi contingenti.
“Il fatto che questa guerra sia sotto l’ombrello dell’ONU, che poi la ha sub-appaltata alla Nato – ha continuato Nogaro – è solo una finzione giuridica. In ogni caso le bombe sono le stesse dell’Iraq, il numero dei morti in percentuale agli abitanti maggiore. Ciò che desta orrore è che le stesse forze politiche che contestavano il sostegno di Berlusconi alla guerra in Afghanistan, oggi presentano come necessità inevitabile la partecipazione italiana a quella guerra. Tutto questo in nome di impegni morali derivanti da alleanze. Un appellarsi alla morale – ha proseguito il vescovo – per fare la cosa più immorale di tutte: la guerra! Ai parlamentari andrebbe ricordato che è nelle loro mani la vita e la morte di migliaia di esseri umani, e che ogni calcolo del minor danno parte da un presupposto assolutamente sbagliato: la inevitabilità dell’intervento militare. La minaccia della caduta del Governo è un ricatto ignobile, poiché non di un cataclisma inevitabile si tratta o di una crisi economica soprannazionale, ma di una decisione umana e italiana, e come tale modificabile. In ogni caso – ha concluso il presule – la Costituzione (art. 11) viene prima di qualsiasi alleanza”.