Sarà il primo appuntamento di «movimento» sul tema dell’immigrazione dopo la vittoria dell’Unione. L’appuntamento è per oggi a Verona dove, nella sala Lucchi nel piazzale dello stadio (dalle 10.30) si ritroveranno lavoratori migranti e precari in movimento. Gli invisible workers of the world, i «lavoratori invisibili», organizzano (assieme a Uninomade e al laboratorio territoriale del Nordest) anche un seminario, la mattina di sabato. Parteciperanno dalla Germania Manuela Bojadzijev, dalla Francia Judith Revel, dalla Spagna Javi Toret e dall’Italia Sandro Mezzadra e Sandro Chignola. Al centro del seminario i movimenti migratori e il controllo dei confini. Il diritto di fuga soggettivo dei migranti e i muri, formali e informali (dai reticolati al confine tra Messico e Usa, alle mura dei centri di detenzione, alle leggi sull’immigrazione, alle mille banlieues informali interne agli spazi metropolitani delle città europee) che vengono opposti per inchiodarli allo sfruttamento e all’invisibilità sociale.
Nel documento preparatorio dell’assemblea pomeridiana si parte dai «due eventi che hanno lacerato il velo della chiacchiera pre e post-elettorale». A Parigi, aprile 2006, centinaia di migliaia di giovani attraversano le vie cittadine e occupano licei ed università rifiutando un futuro di precarietà. A Los Angeles nel giorno della festa del lavoro, il primo maggio, sfila mezzo milione di lavoratori invisibili. «Centinaia di migliaia di migranti – si legge nel documento preparatorio – escono dalla clandestinità nelle metropoli americane e si riuniscono per desalambrar, per abbattere, il muro che li separa dallo spazio pubblico». Da questi due eventi prende le mosse anche la giornata di sabato. Gli organizzatori individuano infatti in questi due momenti «le coordinate di una nuova fase del movimento globale. Precarietà e migrazione: la nuova composizione del lavoro vivo, mobile, flessibile». E sono proprio precarietà e migrazione a rappresentare il «terreno di maggiore radicamento e di maggiore espressività del conflitto sociale della nuova fase di movimento».
Quello che gli organizzatori si propongono anche in questa giornata veronese è cercare di «coniugare autorganizzazione sindacale, resistenza sociale, lotta al razzismo e battaglia sui diritti. Di produrre un quadro di articolazione delle lotte per i diritti sociali di migranti e precari che espanda la potenza di soggettivazione del lavoro vivo registrando l’eccedenza che esso dimostra rispetto agli schemi di compatibilizzazione e di imbrigliamento con cui sindacati e partiti della sinistra sovranista e di “governo” cercano di esorcizzarla».