Migliorano i conti pubblici, fabbisogno giù di 11 miliardi

Si riduce il fabbisogno statale e migliorano le entrate: due buone notizie dal fronte dei conti pubblici che rendono sempre più accesa la polemica sul come sfruttare il «vantaggio». Dare la precedenza al bilancio o tagliare il fisco?
La discussione si fa tesa anche perché il messaggio che arriva dai numeri è chiaro: le cose vanno meglio. Il fabbisogno del settore statale, nei primi otto mesi dell’anno, è sceso di 11 miliardi di euro (si è passati dal «rosso» di 36,2 miliardi di euro dell’agosto 2006 ai 25,1 dello stesso mese di quest’anno), 5 dei quali messi a segno nell’ultimo mese. «Il risultato—spiega il ministero dell’Economia — è dovuto alla positiva evoluzione delle entrate fiscali nel loro complesso, che hanno risentito anche del gettito relativo ai contribuenti soggetti agli studi di settore per effetto dello slittamento dei termini di versamento».
Un effetto positivo, per qualche miliardo, lo hanno avuto i primi versamenti dei contributi relativi al Tfr nel cosiddetto Fondo Inps. Ma fondamentale, certo, è stata la parte delle entrate. Sempre a partire dal mese di gennaio, il gettito confluito nelle casse dello Stato è lievitato, in tutto, dell’8 per cento, ma se ci si riferisce ai versamenti legati alla dichiarazione dei redditi il balzo è stato del 22 per cento. Un risultato quindi legato soprattutto all’emersione di reddito imponibile — ovvero al fatto che una fetta di evasori si è convertita e ha deciso quest’anno di dichiarare redditi prima negati — e che conferma le stime di un «tesoretto» (entrate non previste) di quattro miliardi a fine anno.
Il balzo dell’autotassazione è frutto di un 30 per cento inpiù di gettito Ires, pagato dalle imprese sui propri redditi, del più 18 per cento del gettito Irpef, e del 9 per cento dell’Irap. L’imposta sulle attività produttive, quindi, è quella che è cresciuta di meno, ma il fatto si spiega tenendo conto di come che sull’imposta si siano concentrati gli effetti legati alla riduzione del cuneo fiscale.
Soddisfatto dei dati Palazzo Chigi che però, per quanto riguarda l’utilizzo del «vantaggio» ottenuto rispetto alle previsioni resta molto cauto. La linea del premier Prodi e del ministro dell’Economia Padoa-Schioppa, si sa, è quella di dare la precedenza al risanamento dei conti. Sulla riduzione delle imposte la Presidenza del Consiglio ribadisce che«è un impegno di lungo periodo su cui si ragiona nell’ottica di una legislatura».
L’intenzione resta quella di lavorare e di procedere contestualmente sul doppio binario della riduzione del debito e della diminuzione delle tasse con l’impegno di fare «il più presto possibile». Ma la priorità, sottolineano fonti di governo, resta quella di non far più pagare agli italiani gli interessi sul debito.
Gli interventi possibili nel breve periodo, assicurano a Palazzo Chigi, saranno valutati collegialmente con i ministri negli incontri previsti per la messa a punto della Finanziaria. Ma se così stanno le cose, va ricordato che Padoa-Schioppa — nell’ottica del niente nuove spese senza tagli — attende dai colleghi ministri le proposte sul «dove colpire». La lista dei risparmi dovrà arrivare sul suo tavolo al massimo entro il 10 settembre.