Valori negativi. In un’Italia che va male c’è un Mezzogiorno che va peggio. Non è una novità ma la conferma di una tendenza di qualche anno che fa dire allo Svimez che «si è interrotta quella fase iniziata a metà dei Novanta che ha visto il tasso di crescita del
Sud superiore a quello del resto del paese». Una diagnosi preoccupante, del resto i dati del rapporto 2005 che verrà presentato nei prossimi giorni non lasciano spazio ai dubbi. Che si tratti di prodotto interno lordo (pil, l’indicatore della crescita), o di occupazione, il segno meno comanda e si allarga la forbice con il Nord.
Un dato è eloquente. Il pil per abitante della Calabria è meno della metà di quello del Trentino dove incontriamo una media di 30.400mila euro mentre a Cosenza, Reggio, Crotone e dintorni la media procapite è meno di 15mila euro. E pensare che nel 2005 anno di riferimento del rapporto Svimez in Calabria la media è pure cresciuta di 100 euro rispetto all’anno precedente. Complessivamente se a livello nazionale la crescita del pil è stata nulla pari cioè a zero, il Sud si attesta a -0,3% mentre il Nord-Ovest ha -0,1% e il Nord-Est +0,3%. Si noti che nel 2004 al Sud il pil era cresciuto dello 0,7%. Ancora, il valore del pil per abitante del Mezzogiorno è di 16.271 euro, cioè il 70% di quello nazionale ed è distante 50 punti dalle aree più ricche del Nord-Ovest. Va detto tuttavia che Sicilia, Sardegna e Abruzzo non solo continuano a vedere crescere la propria economia rispettivamente del 2,8%, del 2,1% e dello 0,9%, ma quello siculo è il tasso più alto a livello nazionale.
Ad abbassare la media sono appunto la Calabria fanalino di coda in Italia a -2,7%. Seguono Puglia (-2,1%), Campania (-1,9%), Molise (-1,8%), Basilicata (-1,4%). Per contro, anche al Nord sorprendono inattese inversioni di rotta come quella lombarda. La regione più ricca del paese passa da una crescita del pil dell’1,1% nel 2004, a una diminuzione dello 0,2% nel 2005, o del Trentino alto Adige (da +2% a -0,9%).
Non va meglio per l’occupazione che al Sud batte in ritirata per il terzo anno consecutivo. Nel 2005 è in calo anche al Centro-Nord ma nel Mezzogiorno si fa crollo (confermando quanto già accaduto nel 2004): si ha infatti -0,8%, il doppio rispetto alla media nazionale (-0,4%). Anche qui con l’eccezione positiva della Sicilia, la regione con la maggior crescita di occupati (+1,6%). Forti rallentamenti si hanno invece in Molise (-2,4%), Calabria (-2,3%) e Campania (-2,2%). Riesce a contenere la perdita di occupati la Puglia (-1,5%), e con lei Basilicata (-1,3%) e Sardegna (-0,6%).