È entrato in coma profondo il negoziato per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici. I sindacati hanno deciso di tenerlo in vita, decidendo di non rompere e di rilanciare limitando il perimetro della trattativa alla parte economica. La risposta della Federmeccanica arriverà solo martedì prossimo al termine della riunione della Giunta. «Parlare solo della parte economica – ha preannunciato il presidente degli industriali metalmeccanici, Massimo Calearo – mi sembra molto dura. Ma allora si ricomincia dalla nostra proposta di 60 euro. E non ci spaventano le proteste e i blocchi stradali». Che oggi potrebbero intensificarsi mentre le segreterie di Fiom, Fim e Uilm decideranno altri scioperi. «La Federmeccanica – secondo i leader di Fiom, Fim e Uilm, Gianni Rinaldini, Giorgio Caprioli e Tonino Regazzi – rischia di far saltare l´attuale sistema di relazioni industriali. Assumendosi una gravissima responsabilità».
La giornata di ieri era cominciata con una lunga riunione della Federmeccanica, durante la quale era stato messo a punto un documento considerato «conclusivo» dagli industriali. La risposta di Fiom, Fim e Uilm è stata netta: irricevibile. Nessuna possibilità di intesa sui punti in discussione. La Federmeccanica ha proposto un aumento di 94,5 euro (i sindacati ne chiedono almeno 100) allungando il contratto di sei mesi. Sulla richiesta di un incremento di 25 euro per i lavoratori senza contrattazione integrativa, gli industriali hanno alzato un muro: in cambio hanno offerto una “una tantum” di 130 euro destinata, però, a coloro che ricevono solo il minimo tabellare. A copertura del 2005 hanno proposto 270 euro contro una richiesta di 450 circa. Nessuna disponibilità poi ad inserire tetti al lavoro interinale e ai contratti a termine. Unica apertura – a parte il quasi accordo dell´altro ieri sull´apprendistato – quella di consentire alle aziende di discutere con il sindacato eventuali quote per i contratti flessibili ma solo dopo aver già contrattato la monetizzazione di una parte dei permessi. Un pacchetto di misure frutto di una difficile mediazione all´interno della Federmeccanica dove sono emerse chiarissime le divisioni tra i “grandi” che hanno la contrattazione integrativa, e i “piccoli” senza contratto di secondo livello e con rapporti sindacali (quando ci sono) all´insegna dell´informalità. Schieramenti entrambi preoccupati, però, dalla perdita di produttività crollata del 5,8 per cento nell´ultimo quadriennio.
Così, nella quarta giornata consecutiva di scioperi e blocchi stradali (in Brianza, sulla statale del Brennero, in Campania, ad Ancona, a Pordenone e Trieste) rischia di rompersi anche il dialogo tra la Confindustria di Montezemolo e Cgil, Cisl e Uil. «Questo – ha detto il leader della Cgil, Guglielmo Epifani – è un passaggio decisivo nei rapporti tra noi e Confindustria. Se non si chiude il contratto significa che Confindustria sceglie di rompere con il sindacato». Un messaggio diretto soprattutto a chi nella Confindustria si è più esposto (per esempio il vicepresidente Alberto Bombassei con la proposta dei sabati lavorativi) nel chiedere maggiore flessibilità ai metalmeccanici.