Eccoli sono in fuga! Ma chi? da chi e per dove? Sono i capitali privati, azionati dai managers delle società finanziarie ed in particolare degli hedge funds, ad abbandonare posizioni in titoli ed azioni e rifugiarsi nel sistema finanziario statale. Si tratta della massiccia svendita di azioni in favore di buoni del Tesoro.
Iniziata con lo scossone – probabilmente voluto da parte delle autorità cinesi – alla borsa di Shanghai, la fuga si è propagata alle altre borse. Non vi è una connessione logico-strutturale tra ciò che è successo a Shanghai e il calo di Wall Street. C’è invece la conferma di ciò che Keynes aveva più volte espresso nei suoi scritti meno arzigogolati. Cioè che i capitalisti amano il rischio solo quando c’è bel tempo ed il mare è calmo. E l’idea che il mare sarebbe rimasto eternamente calmo si era installata nella mente delle società finanziarie, anche qui, grazie all’attività di due stati: gli Usa con l’enorme iniezione di liquidità – a partire dalla guerra afghana estesa poi all’Iraq – e il Giappone, grazie alla sua politica iperkeynesiana di denaro a costo quasi zero e di crescente deficit pubblico. Questi soldi statali hanno alimentato la girandola dei soldi privati, la crescita dei prodotti derivati e via dicendo.
Sulla stampa specializzata, diretta unicamente alle élite economiche viene apertamente detto che – senza tale liquidità pubblica – grandi operazioni di finanziamento privato, di piazzamento in titoli spazzatura (junk bonds), sarebbero state impossibili. L’oceano di soldi ha avuto un duplice effetto, incrementando da un lato la speculazione e la vulnerabilità, ma anche aumentando la capacità di assorbimento di tale vulnerabilità. Di hedge funds e fondi di pensione, negli ultimi anni, ne sono crollati tanti. I danni li hanno subiti coloro che detenevano questi soldi, cioè i pensionati ed i risparmiatori familiari, ma non i managers che – ad eccezione di pochissimi casi terminati in inchieste giudiziarie – hanno mantenuto ed aumentato i loro capitali.
Malgrado le vittime siano state molte, non si sono avuti effetti di concatenazione sistemica grazie alla continua erogazione di liquidità. L’assorbimento dei fallimenti, come quello dell’hedge fund Amaranth – che lo scorso settembre dovette dichiarare perdite per sei miliardi di dollari – ha contribuito a dare l’impressione che il mare fosse rimasto calmo. Ma questi «assorbimenti» si stanno rivelando simili a una serie di mattoni che vengono tolti da un muro. Se ne possono sfilare tanti senza che crolli, ma alla fine qualcosa succede…. E la cosa può cominciare tanto da Shanghai quanto da Manaus. Quello che si sta verificando è la corsa verso il settore pubblico, verso gli investimenti in buoni sicuri come quelli del Tesoro Usa. Il debito dello stato diventa un’attività rifugio, un comodo porto in cui ripararsi.