Qualcosa si muove, nella vertenza più difficile e più importante. Ieri è ripreso il confronto tra Federmeccanica e i sindacati metalmeccanici nella speranza – almeno di qualcuno – di rinnovare un contratto scaduto da un anno. In che direzione vadano i movimenti, però, non è ancora chiaro. Non è chiaro in particolare se alle dichiarazioni di buona volontà degli imprenditori, soprattutto quelli delle grandi imprese che si dicono interessate a chiudere in fretta, corrisponda una concreta disponibilità ad abbondanare la linea del «tutto e subito» della loro organizzazione principale. Una mezza novità riguarda i soldi: Federmeccanica è passata da un’offerta iniziale di 60 euro a 76 euro, niente a che vedere con i 105 chiesti da Fim, Fiom e Uilm attraverso una piattafarma unitaria votata dai lavoratori, a cui ne andrebbero aggiunti 25 per chi non è coperto dal contratto di secondo livello, cioè aziendale. E’ una mezza novità, in quanto tale cifra circolava da giorni nei giornali e tra le controparti. Su un solo punto Federmeccanica sembrerebbe aver accolto le richieste sindacali: essendo quella in corso una trattativa che riguarda il solo rinnovo del biennio economico, va rimandata ad altra sede la pretesa di strappare l’esigibilità del sabato lavorativo, oltre a quelli previsti dal contratto, senza dover trattare con le Rappresentanze sindacali unitarie nei posti di lavoro. Anche se la rinuncia padronale è solo parziale, in quanto associata alla richiesta di monetizzare i permessi, il che comunque comporterebbe un ulteriore passo nella direzione della flessibilità. Rispetto ai 25 euro destinati ai lavoratori che non hanno contrattazione integrativa, Federmeccanica si è tenuta sul vago, dichiarandosi disponibile a una cifra non quantificata e per di più accessibile solo per chi è al minimo tabellare. In sostanza, quasi nessuno potrebbe usufruire di tale aumento.
Fim, Fiom e Uilm si sono presentate unite al confronto con la controparte, ribadendo l’indisponibilità ad accettare la cancellazione del ruolo delle Rsu in relazione ai sabati lavorativi. Una disponibilità, invece, Fim, Fiom e Uilm l’hanno messa in campo: la possibilità di allungare di qualche mese la scadenza contrattuale ma a condizione che la l’aumento salariale si avvicini alla richiesta dei lavoratori: 105 euro più 25. Il giudizio espresso dopo un primo incontro svoltosi ieri tra delegazioni allargate sulla disponibilità di Federmeccanica a salire da 60 a 76 euro, non varia se si ascoltano i dirigenti della Fiom, quelli della Fim e della Uilm: una miseria, qualcosa si è mosso ma non è su questa base che si potrà arrivare a un accordo.
Nella serata di ieri, comunque, il confronto è ripreso tra delegazioni ristrette con due distinti tavoli. il primo per mettere a confronto le rispettive disponibilità – e rigidità – su mercato del lavoro, apprendistato e flessibilità; il secondo sul salario. Al primo tavolo, Fim, Fiom e Uilm si dicono disponibili a lavorare a un accordo di procedura sulla flessibilità che salvaguardi comunque la contrattazione con le Rsu, ma in cambio chiedono un impegno concreto a ridurre la precarietà del lavoro. Su questo, neanche a dirlo, i padroni fanno orecchie da mercanti.
Questa mattina il confronto tra le parti sarà sospeso per consentire alle organizzazioni sindacali di riunire le rispettive delegazioni. La trattativa dovrebbe riprendere nel pomeriggio, e quello sarà il momento per capire se ci sono le condizioni per arrivare a una stretta, cioè alla possibilità di raggiungere rapidamente un accordo, oppure se non esistono le condizioni per il rinnovo del contratto. Ma intanto si tratta, e questa è forse la novità più importante.