ROMA—«Noi non subiremo ricatti. Questo governo poteva vivere solo nell’ipotesi di una svolta sociale. Soluzioni fuori da questo schema, Rifondazione non ne accetterà. Mastella, e il neocentrismo, sfasciano la maggioranza proprio per impedire una grande operazione di redistribuzione sociale. E, anche, facendosi megafono delle posizioni di Bagnasco. Il presidente della Cei chiama, i centristi ubbidiscono».
E adesso, segretario Giordano, che ne sarà dell’Unione e del governo? Tutti al capolinea?
«Al capolinea ci siamo, impossibile non vederlo, ci troviamo di fronte ad un punto di non ritorno. Ma si affronti in maniera limpida. La crisi va portata in Parlamento, come ho spiegato nel vertice notturno del centrosinistra. Era già fissato, per oggi, il dibattito in aula sulla giustizia. Bene, Prodi vada a riferire e poi ponga la questione di fiducia. Con un voto e un libero dibattito parlamentare. E Mastella si assuma là la responsabilità di votare apertamente contro».
Rifondazione, se si apre formalmente la crisi, che scenario immagina?
«Non mi sento adesso di fare previsioni. Abbiamo ascoltato Veltroni sostenere che il Pd andrà comunque da solo al voto. Non so se, e quando, si andrà alle elezioni anticipate ma a quell’appuntamento tutte le forze della sinistra dovranno presentarsi con una propria lista. Perché oggi più che mai il paese ha bisogno di sinistra».
Si corre verso il voto?
«Prematuro fare ipotesi».
Un governo istituzionale, invece, potrebbe avere l’appoggio del Prc?
«Vedremo, valuteremo. Ma al punto in cui siamo, sono tutti scenari in libertà, chiacchiere, tatticismi. La cosa da fare adesso è solo una: portare la crisi in Parlamento, stanare amici e nemici. Mica si può aprire a “Porta a porta”».
Mastella vi ha preso in contropiede?
«Ma l’avevamo sempre detto: i veri pericoli per il governo vengono dal centro, non dalla sinistra. Mastella alla fine ha scelto, e le sue dichiarazioni parlano chiaro, di accreditarsi presso le forze di centrodestra. Un cambio di passo esplicito, un passaggio dall’altra parte dello schieramento. Per rispondere a precise chiamate».
Quali?
«C’è una sconcertante sintonia fra la sua uscita e l’incredibile discorso di Bagnasco, che pretende di dettare i temi della politica: dalla 194 alle coppie di fatto. Con una folla di politici accorsi in piazza San Pietro a cercare legittimazione da parte della Chiesa, strumentalizzando le parole del Papa. Mai visto un soggetto politico così forte, e una sensibilità di ascolto tanto pronta in tutto il fronte neocentrista. Mastella è stato il più lesto a tradurla politicamente».
A chi altro risponde, secondo voi, il leader dell’Udeur? .
«Sul tavolo della maggioranza e del governo c’è il tema di una grande redistribuzione sociale, che come si è visto con il contratto dei metalmeccanici comincia a prendere forma. Ma c’è qualcuno che vuole impedire la svolta, che ci vuole mettere sopra le mani, che appunto lavora direttamente e per interposta persona a contrastare ogni soluzione di cambiamento per le classi meno abbienti. Questa è la ragione stessa del nostro essere nel governo. E, ripeto, non siamo disposti a subire ricatti».
Tutta colpa di Mastella oppure, come avete sostenuto più volte in passato, c’entra anche il Pd nel logoramento e la crisi?
«Quella di Mastella mi pare proprio un’accelerazione autonoma ma, di certo, ad un sterzata netta nell’azione di governo bisognava arrivarci prima, subito. Noi lo avevamo chiesto da tempo, e se ci avessero dato ascolto…».
Però è stata l’inchiesta di un magistrato a far precipitare le cose.
«Ma su questo si è innescato un oscuro balletto, il tentativo di cavalcare le indagini e di scatenare un conflitto istituzionale fra politica e magistratura. E’ tempo, come diceva Berlinguer, di riaprire davvero una questione morale nel nostro paese. Basta vedere quel che accade in Sicilia, dove un governatore festeggia con i cannoli una condanna a cinque anni».