Martedì i pacifisti in piazza

Il primo sit in dei pacifisti per il ritiro dall’Afghanistan e dall’Iraq si farà martedì prossimo alle 18 davanti a palazzo Chigi. Lo hanno indetto i Cobas, due aree di Rifondazione come «Ernesto» e «Sinistra critica», i Giovani comunisti di Roma, Attac, il «Comitato per il ritiro dei militari italiani» vicino a Radio Città futura e le Donne in nero. «Noi come movimenti facciamo il nostro dovere, non abbiamo un governo amico – spiega Piero Bernocchi dei Cobas – il movimento se è davvero tale non può essere frenato dalla preoccupazione di cosa può accadere al governo. Anche perché se a palazzo Chigi ci fosse Berlusconi pochi avrebbero dubbi a fare una manifestazione anche sull’Afghanistan. Di sicuro faremo altre mobilitazioni anche durante il voto in parlamento».
Non c’è il rischio che, come il 2 giugno, anche questo appuntamento vada deserto o quasi? «Italia-Brasile è scongiurata – scherza Bernocchi – sappiamo che anche tra noi ci sono molti dubbi, però pensiamo di rappresentare la maggioranza degli italiani, che non vogliono queste guerre anche se non si mobilitano in prima persona, che non credono sia un buon governo quello che per mantenersi tale deve andare in guerra. Saremo in piazza per ricordare che d’ora in poi tutto il sangue versato è colpa di questo governo, non di Berlusconi».
Sull’Afghanistan, secondo Bernocchi, non esistono mediazioni possibili né compromessi di sorta: «Noi facciamo il nostro dovere, chiediamo il ritiro immediato dall’Iraq, dall’Afghanistan, dai Balcani e da tutti i luoghi di guerra; la fine dell’occupazione palestinese e la fine del blocco dei finanziamenti al popolo palestinese a prescindere dalle posizioni del governo di Hamas».
Vi aspettate che i parlamentari delle sinistre vi raggiungano? «Alcuni ci saranno, altri non lo so. I parlamentari pacifisti però si sono impegnati pubblicamente, soprattutto quelli che sono venuti all’ultimo social forum di Atene, per il ritiro dall’Iraq e dall’Afghanistan. Tutti i generali hanno avvisato che in quel teatro si tratta di una missione di guerra. Loro faranno la loro parte, noi facciamo la nostra».
In visita a Kabul intanto il sottosegretario agli esteri Gianni Vernetti (Ulivo) assicura che visto che «l’Italia resterà a lungo in Afghanistan» presto ci sarà una missione ufficiale anche in Pakistan, per discutere un progetto di sicurezza che coinvolga quel paese «in modo sicuro e stabile nella lotta al terrorismo». Il sottosegretario infine precisa alcune sue dichiarazioni di mercoledì, affermando che i caccia Amx per l’Italia non sono all’ordine del giorno e che l’Italia non si muoverà da Kabul ed Herat. Che l’Unione sia preda di sentimenti bellicosi, infine, lo dimostra il chiaro impegno preso ieri dal presidente della commissione difesa del senato, Sergio De Gregorio (Idv), a favore di un aumento delle spese militari fino all’1,5% del Pil.