«Scivolone» per il top manager della Fiat Sergio Marchionne, di recente lodato persino dal presidente della Camera Fausto Bertinotti come appartenente alla rara casta degli «imprenditori illuminati»: è stato accusato di non pagare il dovuto ai giardinieri italiani che stavano restaurando la sua villa a Blonay, località sul lago di Lemano, nel cantone di Vaud. La denuncia è stata inoltrata dal sindacato svizzero Unia. Durante un controllo delle autorità locali, si è scoperto che il manager, affidando i lavori a un a ditta di Como, retribuiva i giardinieri un terzo dei minimi salariali del cantone, pagando solo 7 franchi all’ora.
Secondo l’Unia, Marchionne avrebbe economizzato in questo modo circa 20 mila euro. Inoltre, la commissione paritetica autorità-imprese-sindacati ha più volte sollecitato il manager Fiat e la società italiana che impiegava i giardinieri, a pagare la differenza, senza avere mai ricevuto risposta. Se la questione non verrà risolta, l’impresa del comasco oltre a rischiare una multa salata, non avrà più l’autorizzazione a lavorare in territorio svizzero.
Un avvenimento simile era successo circa un anno fa, quando nella villa di Givrins del campione di formula uno Michael Schumacher, furono scoperti operai italiani che non venivano pagati secondo il salario locale.
A stretto giro arriva la risposta dell’amministratore Fiat, per bocca del suo legale: «Sergio Marchionne non è mai stato direttamente responsabile per il pagamento dei salari dei lavoratori italiani» impegnati in lavori di giardinaggio nella sua villa di Blonay, spiega Olivier Merkt. «In piena conformità con le disposizione del trattato bilaterale tra la Svizzera e la Ue», continua l’avvocato, Marchionne ha incaricato dei lavori una ditta italiana che si era impegnata «a portare il salario dei dipendenti ai livelli minimi richiesti dalla legislazione svizzera». Spettava dunque a quella azienda il rispetto delle normative. Nonostante ciò l’ad della Fiat assicura che «garantirà che il contratto bilaterale venga rispettato». Il trattato Svizzera-Ue del 2000 permette ai 15 paesi fondatori di distaccare i lavoratori in territorio elvetico, imponendo però il rispetto dei livelli salariali elvetici. Ma, spiega il sindacato, risulta che in ben il 90% dei casi le imprese estere operanti in Svizzera non rispettano il contratto locale.