Con un appello a rilanciare gli investimenti, ed ad usare «la disciplina fiscale per fare un salto in avanti», Romano Prodi, prima che il dibattito entri nel vivo per la stesura della Finanziaria, cerca di sciogliere le tensioni e di mettere alcuni paletti al pressing degli alleati. Attraverso un’intervista al «Tg1», ricorda, comunque, il grave buco che appesantisce i conti pubblici: quei «70 miliardi di interessi all’anno da pagare» che non hanno permesso, in passato, di investire «in infrastrutture, in futuro, in ricerca e sviluppo». Un discorso franco, per dire: non guardiamo agli interessi di bottega, e dei partiti, ma a quelli dell’Italia. L’obiettivo è ridare equilibrio al Paese, puntando su tre direttrici: risanamento, sviluppo e aiuto alle famiglie disagiate. In pratica, levando la . tassa sull’Ici ai più poveri, non toccare
l’Irpef, ma valutare di sfoltire varie gabelle che incidono pesantemente sui conti delle famiglie.
Ed in serata, Massimo D’Alema, con un intervento deciso, ha affermato che la priorità sono il taglio delle tasse e della spesa pubblica. Ha detto: «Probabilmente noi abbiamo troppi dipendenti pubblici», per cui serve una graduale riduzione e riqualificazione. Se ieri c’è stata una riunione preparatoria a Palazzo Chigi tra Prodi e i ministri Padoa-Schioppa, Santagata ed il sottosegretario, Enrico Letta, oggi tutti i segretari dell’Unione, saranno ospiti a colazione del presidente del Consiglio per impostare la manovra. Una riunione convocata da tempo, si precisa, forse per togliere il sospetto di subire le pressioni della «Cosa rossa», che ha già spedito (ma lo farà ufficialmente fra pochi giorni) un «decalogo» di richieste. Tuttavia, il vertice dei leader dell’Unione, secondo Prodi, verrà svolto in ossequio al principio di «collegialità» che, da quest’anno il premier intende inserire nella definizione degli argomenti più caldi. E la sintesi, in ogni caso, spetterà a lui. La condivisione ha anche un duplice scopo: evitare di accendere focolai di contestazione, come accaduto in passato, e perseguire una “politica di ascolto” con tutti i partiti (mentre i ministeri avanzeranno le loro richieste entro la prossima settimana).
La sinistra radicale lancia il suo acuto: 10 punti di richieste basate sull’idea di puntare su innovazione e giustizia sociale, invece di tagli alle spese. Una contromossa per evitare di rimanere schiacciata dalla valenza del Partito democratico. I capigruppo e i segretari di Rifondazione, Sd, Comunisti italiani e Verdi si sono riuniti ieri mattina. Restano i contrasti sulla manifestazione del 20 ottobre sul Welfare, ma il banco di prova per sancire l’unità del nuovo soggetto sarà la costruzione della manovra. «Non siamo l’intendenza che segue il Partito democratico» ha avvertito Russo Spena. Ed ecco i punti sui quali «Cosa rossa» non intende cedere. Tra le proposte sull’Ici, c’è l’ipotesi di riduzione per la prima casa, delimitando un tetto per la metratura. Sulla «No tax area», si lavora a un innalzamento della fascia per i pensionati, nella stessa misura prevista per i lavoratori dipendenti. E sulla redistribuzione delle risorse ricavate dalla lotta all’evasione fiscale, si vuole avvantaggiare chi paga davvero le tasse (dipendenti, pensionati, incapienti). Si chiede una riduzione delle spese militari (ed eventualmente di ridiscutere i trattati internazionali). Un capitolo a parte riguarderà il lavoro e le pensioni. Colpire le rendite finanziarie, aumentando la tassazione, come si fa nell’Unione europea. Abbassare i costi della politica con risparmi «dai 2 ai 6 miliardi di euro l’anno», come spiega, il capogruppo Sd, Cesare Salvi.