Semaforo verde alla Finanziaria 2007, la prima del governo Prodi. Il consiglio dei ministri l´ha varata venerdì dopo una riunione di dieci ore, con una coda sabato: ieri presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano l´ha firmata. L´entità è di 33,4 miliardi, più alta delle previsioni della vigilia: 20,3 miliardi sono costituiti da tagli e da incassi di varia natura (dai contributi previdenziali ai ticket alle operazioni sugli immobili al prelievo del Tfr dalle imprese); il resto – circa 13 miliardi – è fatto di entrate tributarie (dall´aumento della tassazione sui Bot e sui capital gain alla lotta all´evasione, all´aumento delle aliquote medio-alte). Il sistema fiscale fa dietrofront rispetto al modello Tremonti-Berlusconi: tornano 5 scaglioni e 5 aliquote (al posto di 4), tornano le detrazioni (sconti netti sulle tasse da pagare) al posto delle deduzioni (riduzioni dell´imponibile). Si pagherà di più sopra i 40-50 mila euro, di meno sotto.
Le risorse così recuperate andranno per 18,6 miliardi a sostenere lo sviluppo, attraverso l´operazione cuneo fiscale per le imprese pari a 3 miliardi; in parte a finanziarie investimenti già scattati di Anas e Ferrovie; in parte ad una megamanovra di redistribuzione dei redditi, pari a 7,3 miliardi, che porterà un aumento delle detrazioni e degli assegni familiari fino a 40 mila euro (cioè per il 90 per cento dei contribuenti) e una stretta che culmina nel ritorno dell´aliquota del 43 per cento oltre i 75 mila euro di redditi lordi.
L´aspetto redistributivo è quello sul quale ha messo l´accento il presidente del Consiglio Prodi che ha parlato di una Finanziaria che «aiuta i più deboli». Ma la manovra consente all´Italia, come ha detto il ministro dell´Economia Padoa-Schioppa, di uscire dalla «zona rossa»: circa 14,8 miliardi (dei 33,4 complessivi tra risparmi e incassi) serviranno per portare nel 2007 il cruciale rapporto tra deficit e Pil al 2,8 per cento; l´avanzo primario (fondamentale per la riduzione del debito e ormai al lumicino) tornerà al 2 per cento; la crescita si fermerà prudentemente all´1,3 per cento. Entro il 2010 il rapporto tra debito e Pil scenderà sotto il 100 per cento. Il primo test delle reazioni di Bruxelles arriverà il 9-10 ottobre a Lussemburgo ma ieri gli uffici del Commissario Almunia facevano ufficiosamente filtrare un atteggiamento fiducioso.
Sul piano politico la vigilia del consiglio dei ministri di venerdì è stata segnata da un clima incandescente con il fronte moderato della maggioranza, dalla Margherita a Mastella, furente per l´aumento dell´aliquota per i redditi sopra i 70 mila euro; i ministri di spesa (da Fioroni della Pubblica istruzione a Mussi per l´Università) preoccupati per i tagli; e tutta l´ala «sociale» con Ferrero (Rifondazione) in prima fila, ferma a difesa del Welfare e a favore della revisione del «modulo» fiscale di Tremonti. Alla fine tutto si è ricomposto: l´aliquota del 43 per cento è salita solo da quota 75 mila euro, i tagli veri e propri alla scuola sono stati ridotti a 200 milioni, il dimezzamento degli automatismi salariali è toccato solo a magistrati e professori universitari. Sono stati trovati invece i denari per il contratto del pubblico impiego: oltre all´1,2 miliardi per il 2007 altri 2,2 nel 2008. E soprattutto le pensioni non sono state toccate: neanche la ventilata chiusura di una finestra nel 2007.
La manovra, sebbene nella struttura compia un forte redistribuzione, tocca i cittadini in vari modi, soprattutto attraverso la sanità (con l´aumento dei ticket in media di 44 euro a famiglia nel 2007) e gli enti locali (arriva l´aumento dell´Ici dello 0,50 e dell´addizionale Irpef fino allo 0,8). L´Adusbef parla di una «stangatina» di 100 euro a famiglia: nella quale bisogna contare anche l´aumento del bollo auto, la tassa di soggiorno di 5 euro.