Manifestazione del 20, una spina nel fianco della Cosa rossa

Dopo il referendum sul Welfare e dopo il Consiglio dei ministri di ieri, la manifestazione del 20 ottobre si mostra per quello che è: una spina nel fianco della Cosa Rossa. Chi la sostiene argomenta: «non è contro» il governo ma è «pro-programma» dell’Unione. Chi la evita, come Sinistra democratica, guarda all’opportunità politica. Il «cantiere unitario» messo su e lanciato dal presidente della Camera Fausto Bertinotti, di fatto sembra registrare una fase di stallo. Le distanze, conclamate in Cdm ieri, con Re e Pdci che si sono astenuti sul Protocollo Welfare, e Sd e Verdi, che hanno invece approvato con riserva, si confermano anche in vista della manifestazione. Se il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, dice di non capire proprio per quale motivo «la sinistra al governo dovrebbe rinunciare al terreno della partecipazione democratica», e rivendica tutti i motivi della bontà dell’essere in piazza, Sinistra democratica ha scelto di non aderire. Nel movimento che fa capo al ministro Fabio Mussi, c’è chi osserva come sia chiaro a tutti, «che chi ha convocato la manifestazione del 20 adesso ha un problema…». Nessun problema, insiste Giordano. «E una manifestazione -ragiona – che ha come tema centrale quello della precarietà e come obiettivo quello di voler sostenere il governo in un salto di qualità nell’attuazione del programma e nella credibilità della politica». Il ministro Paolo Ferrero bacchetta il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani che ha definito «inopportuna» la manifestazione: «Epifani sbaglia. L’appuntamento del 20 è un’occasione per mettere il tema del lavoro al centro del dibattito politico». Manuela Palermi, del Pdci, è sostanzialmente sulla stessa linea: «Altro che depotenziata. Ci sono tutti i motivi per esserci e sono sicura che sarà una grande e bella manifestazione. Il referendum è stata una grande prova di democrazia, ma la precarietà resta un problema da affrontare. Il voto dei lavoratori va letto con grande attenzione perché ci sono i “sì” ma anche tanti “no”. In piazza ci saranno anche coloro che si sono espressi a favore dell’accordo sul Welfare perché sanno che i “no” sono dettati da preoccupazioni reali». Cesare Salvi, Sd, capogruppo al Senato, avrebbe personalmente aderito «ma per responsabilità per il ruolo che rivesto in Sd rispetto le decisioni prese l’altra sera». Tuttavia, non approva chi critica la partecipazione, sarebbe «maccartista» mettere alla gogna «chi esprime liberamente la propria opinione». Famiano Crucianelli, altro big targato Sd è meno diplomatico: se guarda al futuro della Cosa rossa vede nero: «La nostra missione – osserva dalle pagine di Europa – resta quella di costruire un nuovo soggetto. La distanza fra l’obiettivo e la situazione attuale non sfugge a nessuno». E se il ministro Verde Alfonso Pecoraro Scanio, è sulla linea «manifestazione= spinta all’attuazione del programma», i due «disobbedienti» Franco Turigliatto e Salvatore Cannavo di Sinistra critica, definiscono il voto in Cdm «un atteggiamento in linea con l’inattività della sinistra cosiddetta radicale nel corso del referendum, su cui non c’è stata nemmeno l’indicazione del No». Il 20 ottobre «può forse servire a supportare il progetto di un nuovo soggetto politico ma non è una manifestazione utile a respingere il Protocollo».